Valore della produzione consolidato per 117,9 milioni (+16,9% a/a), Ebitda a 11,3 milioni (+29,1%) con un Ebitda margin del 9,6%, Ebit adjusted a 6,8 milioni (+27,9%) con un Ros del 5,7%, utile netto di competenza dei soci a 2,1 milioni (+346,8%) con un’incidenza sui ricavi dell’1,8%. L’indebitamento finanziario netto è salito dai 16 milioni di fine 2016 a 25,5 milioni per gli investimenti effettuati.
Il Cda di Bomi Italia, attiva nella logistica biomedicale e della gestione di prodotti ad alta tecnologia per la tutela della salute, ha approvato il progetto di bilancio al 31 dicembre 2017 che, a livello consolidato, presenta un valore della produzione di 117,9 milioni, in aumento del 16,9% rispetto ai 100,9 milioni del 2016. L’incremento è dovuto per il 12% circa a crescita organica, per il 3% circa all’effetto positivo dei cambi e per il restante alle nuove società entrate a far parte del perimetro di consolidamento: Espadist, società messicana acquisita nella seconda metà del 2017, e Fano, società di trasporto di Bari acquisita a marzo 2017.
Il valore della produzione, a parità di cambi, risulta in linea con quanto previsto dal business plan 2017-2019 di gruppo, approvato l’8 maggio 2017.
La composizione del fatturato per area geografica conferma il bilanciamento tra ricavi in euro e ricavi in valuta consentendo al gruppo di mitigare gli effetti di volatilità e macroeconomici. Il fatturato dell’area Europa, con un peso del 44,2%, è cresciuto del 5,7% a 52,1 milioni, prevalentemente per crescita organica e in parte per nuove acquisizioni.
La società brasiliana e le altre società dell’area Latam hanno registrato un aumento dei ricavi del 18,7%, positivamente condizionato dall’andamento del cambio, dalla significativa crescita organica e dall’ingresso della nuova attività acquisita in Messico.
L’Ebitda si attesta a 11,3 milioni, in miglioramento del 29,1% rispetto al 2016 in forza di un forte impegno di tutto il gruppo nell’ottimizzazione dei costi e nella realizzazione delle sinergie con le società acquisite tra il 2015 e il 2016. L’Ebitda è inoltre superiore a quello previsto dal business plan 2017-2019 del 6% (pari al 10% a parità di cambio). La marginalità è migliorata di 90 punti base al 9,6%, in particolare a seguito del contributo fornito dalle società dell’area Latam, dalla capogruppo e dalle controllate italiane.
Nonostante uno stanziamento ad ammortamenti cresciuto del 30,9%, l’Ebit adjusted è salito del 27,9% a 6,8 milioni, con un Ros migliorato di 50 punti base, dal 5,2% al 5,7 per cento. Il saldo negativo della gestione finanziaria è salito del 29,1%, a 1,6 milioni, mentre gli oneri non ricorrenti sono scesi del 21,3%, a 1,2 milioni. Questi ultimi si riferiscono, tra l’altro, per 58 mila a costi una tantum sostenuti per il trasferimento di sedi operative in Italia, per 140 mila al costo di competenza 2017 per l’impegno di non concorrenza connesso all’acquisizione della quota di minoranza della società brasiliana e per 755 mila a incentivi all’esodo di personale in Italia, Turchia e Brasile.
L’utile netto di competenza dei soci è più che quadruplicato, passando da 0,5 a 2,1 milioni, incremento legato al miglioramento di tutte società del gruppo, beneficiando anche della riduzione del tax rate dal 42,6% al 30,7 per cento. L’utile netto di competenza dei soci è inoltre superiore del 58% rispetto alle previsioni del business plan (76% a parità di cambio).
Dal lato patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto è cresciuto dai 16 milioni di fine 2016 a 25,5 milioni in seguito agli investimenti effettuati, per 7,2 milioni nella gestione operativa, comprensiva dell’Information Tecnology, e per 19,4 milioni nell’acquisizione della residua partecipazione di minoranza della controllata brasiliana, nell’ingresso nel mercato messicano e nell’acquisizione di quote di minoranza in alcune società. Importi parzialmente compensati dal flusso positivo generato dalla gestione caratteristica e dall’intervento di Simest, per 6,1 milioni, in alcune operazioni di acquisizione.
Va rilevato che le acquisizioni delle minoranze hanno generato una differenza negativa a patrimonio netto pari ad euro 13,4 milioni, poiché come previsto dal principio IFRS 3, il goodwill generato dall’acquisto di una minoranza viene allocato in diminuzione del patrimonio e non nell’attivo patrimoniale.
“Nel 2017 il gruppo Bomi” ha commentato il presidente Giorgio Ruini “ha affrontato una importante sfida, tuttora in essere, finalizzata all’integrazione delle società di più recente acquisizione e costituzione, ottenendo significativi risultati in ambito di aumento della redditività. Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti ma riteniamo di poter ottenere ancora molto, continuando ad impegnarci in questa direzione, sia a livello commerciale che reddituale. Allo stesso tempo continuiamo a focalizzarci sulla inclusione nel perimetro di consolidamento di alcune eccellenze del settore, e in tal senso vanno interpretate le scelte più recenti di M&A, e su un’attenta politica di sviluppo commerciale, sfruttando le possibilità offerte dall’attività di cross selling”.