Il Ftse Italia Banche chiude l’ottava con un moderato rialzo dello 0,4% e sotto-performando di oltre 2 punti percentuali l’omologo europeo (+2,8%), sostenendo anche il Ftse Mib (+2,2%).
Sullo sfondo restano le preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale e le incertezze legate alla Brexit dopo la bocciatura da parte del Parlamento britannico dell’accordo con l’UE. Non va però dimenticata la presenza di elementi positivi come i passi avanti tra Usa e Cina sul fronte commerciale e il compromesso trovato tra Governo italiano e Commissione Europea sulla manovra economica.
Il comparto bancario, grazie anche alla progressiva discesa dello spread Btp-Bund fin sotto la soglia dei 250 pb (fonte Mts Markets), è riuscito a chiudere in territorio positivo.
L’inizio della settimana era stato caratterizzato da pesanti vendite dopo l’indiscrezione di stampa circolata lunedì secondo la quale l’Eurotower avrebbe raccomandato alle banche vigilate di arrivare a una graduale svalutazione dello stock dei crediti deteriorati e non solo dei nuovi flussi, come sembrava dalla linee guida sull’Addendum elaborato da Francoforte, in un orizzonte di medio periodo identificato entro il 2026.
Motivo che, secondo indiscrezioni di stampa, starebbe spingendo il Governo ad accelerare l’iter per il rinnovo della garanzia pubblica (Gacs), in scadenza il prossimo 6 marzo.
Nella giornata di mercoledì, il settore ha messo a segno un rimbalzo in seguito alle rassicurazioni arrivate dalle principali banche italiane sugli impatti minimi legati alle richieste della Bce sulla copertura graduale dei crediti deteriorati entro un orizzonte di medio periodo. Il tutto prima di chiudere a due velocità le ultime sedute.
Settimana contrastata per i titoli del Ftse Mib, tra i quali si mette in luce Intesa Sanpaolo (+1,4%), la prima banca ad avere rassicurato sugli impatti poco significativi legati alle richieste della Bce, con l’approccio nella concessione del credito che non cambierà. Ok UniCredit (+0,7%), l’ultimo istituto in ordine di tempo ad avere tranquillizzato sugli effetti poco significativi sul Cet1 generati dalle richieste Bce.
Pesante Bper (-6,6%), nonostante anche la banca emiliana abbia mandato messaggi rassicuranti sulle basse conseguenze connesse alle richieste Bce.
Sul Mid Cap resiste meglio alle vendite Credem (-0,4%), tra gli istituti più solidi nel panorama bancario italiano, mentre chiude più arretrata Popolare Sondrio (-2,8%). Tonfo di Creval (-9,8%), che pure ha portato avanti una forte azione di de-risking.
Sprofonda Mps (-18,5%), che ha risentito della richiesta della Bce “di implementare, nei prossimi anni (fino alla fine del 2026), un graduale aumento dei livelli di copertura sullo stock di crediti deteriorati in essere alla fine di marzo 2018, secondo una logica complementare alle indicazioni fornite nell’Addendum alle linee guida della Bce per le banche sui crediti deteriorati generati a partire da aprile 2018”. Il presidente dell’istituto senese, Stefania Bariatti, ha voluto però tranquillizzare sul fatto che le indicazioni della Vigilanza saranno rispettate. La banca, inoltre, secondo rumor di stampa sarebbe pronta per una nuova emissione obbligazionaria.
Tra le Small Cap riflettori puntati sempre su Carige anche se temporaneamente sospesa dalle contrattazioni per decisione della Consob, con l’inquilino del Tesoro, Giovanni Tria, che ha fatto sapere che la banca ha fatto richiesta della garanzia pubblica per i bond di nuova emissione, che ha avuto il via libera della Commissione Europea. La banca ha fatto richiesta per il momento per un ammontare di 2 miliardi. Nel frattempo, Moody’s ha posto sotto revisione il rating di lungo termine, mentre Fitch lo ha tagliato (decisione contestata dall’istituto). Inoltre, secondo quanto riporta la stampa, il gruppo Malacalza potrebbe fare ricorso contro il commissariamento deciso dalla Bce. In evidenza Banca Finnat (+1,2%).