Cellularline ha chiuso il 2018 con ricavi pari a 130 milioni, in calo del 6,5% rispetto a 139 milioni nell’analogo periodo del 2017. I ricavi esteri ammontano a 59 milioni, con un incidenza del 46% sul totale dei ricavi (livello più alto di sempre).
La diminuzione è imputabile per 11 milioni al calo sui mercati russo, medio-orientale ed italiano (che incide per oltre l’80% del calo totale), parzialmente compensato da una crescita di 2 milioni sui restanti Paesi esteri.
In particolare, una quota di 6 milioni fa riferimento alla ristrutturazione della rete vendita e alla riduzione strutturale dei livelli di stock di un retailer italiano, con il quale è stata stipulata a fine 2018 una partnership strategica che dovrebbe comportare un apprezzabile recupero del fatturato. Altri 2 milioni, invece, si riferiscono a retailer italiani entrati in procedura concorsuale nel secondo semestre 2017. Per una parte degli stessi sono avvenute nell’ultimo trimestre 2018 riaperture sotto nuove insegne.
L’Ebitda adjusted è diminuito del 12,8% a 34 milioni da 39 milioni del 2017. Il margine è calcolato partendo dal risultato operativo rettificato per gli ammortamenti immateriali e materiali (8,6 milioni contro 3,0 milioni nel 2017), i costi della Business Combination e quotazione allo STAR per 5,4 milioni, utili su cambi operativi per 0,5 milioni (0,1 milioni nel 2017) e costi non ricorrenti per 0,5 milioni (0,7 milioni nel 2017).
Il calo dell’Ebitda adjusted è imputabile per circa il 70% all’effetto volumi, in buona parte non ricorrente. Per la parte restante è derivato da un mix prodotti (in primis una maggior incidenza dell’Audio, segmento in cui la Società è entrata recentemente con pricing proporzionalmente più aggressivo) e da un mix clienti leggermente sfavorevole, oltre che da un minimo incremento dei costi di struttura.
Il risultato netto adjusted è pari a 23 milioni (-4,2% rispetto a 24 milioni nel 2017), depurato da oneri netti della Business Combination e quotazione allo STAR (17 milioni), beneficio Patent Box sul triennio 2015-2017 per 10,1 milioni, oneri netti per ammortamenti derivanti da Purchase Price Allocation per 4,1 milioni e proventi netti derivanti dal fair value dei warrant per 4,8 milioni. Al lordo di tali componenti il risultato netto 2018 è pari a circa 17 milioni.
In forte calo l’indebitamento finanziario netto a 22 milioni rispetto a 65 milioni di fine 2017. Il dato beneficia, oltre che del positivo andamento dell’operating cash-flow del periodo, dell’effetto netto positivo di 20 milioni derivante dal completamento della Business Combination, avvenuto a giugno 2018.
Il Consiglio proporrà ai soci un dividendo ordinario di 0,30 euro per azione, per un esborso complessivo di circa 6,1 milioni, pari al 26% del risultato netto adjusted (su base pro-forma di 12 mesi).
La Società ha già posto in essere numerose azioni strategiche al fine di ridare slancio al trend di crescita organica e accelerare il percorso di sviluppo nei principali mercati esteri (Francia, Germania, Spagna, Svizzera, Portogallo, Paesi Nordici), canali (Telco, Travel Retail, Mass Merchandise, Online) e prodotti/servizi (Audio, Glass&Go, Case&Go) in cui la quota di mercato presenta rilevanti spazi di crescita.
Il fatturato del primo bimestre 2019 è in crescita di oltre il 15% su base annua, in parte per il venir meno dei fattori negativi non ricorrenti del 2018, in parte per effetto dei nuovi accordi commerciali siglati a fine 2018 in Italia, Spagna e Svizzera.
Al trend di business di natura organica si dovrà aggiungere l’impatto derivante dal consolidamento di Systemaitalia, atteso dal secondo trimestre 2019. È ipotizzabile che l’incidenza del fatturato nei mercati esteri resti sostanzialmente nel range di quella del 2018. Proseguono inoltre le attività propedeutiche al progetto di quotazione al segmento STAR di MTA.