Il Ftse Italia Banche chiude la settimana con un ribasso del 2,2% e tenendo nettamente meglio dell’analogo europeo (-4,5%), frenando solo in parte il Ftse Mib (+0,2%).
Sullo sfondo restano le preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale, in attesa che Stati Uniti e Cina possano effettivamente arrivare ad un accordo sulla questione commerciale, con l’intesa che potrebbe essere sancita tra i due presidenti, Donald Trump e Xi Jinping, anche se il vertice in principio previsto per fine mese subirà un rinvio, forse a giugno. Nel frattempo, le delegazioni dei due Paesi si rivedranno di nuovo questa settimana e quella successiva.
Ulteriore incertezza è stata generata dal fronte della Brexit, dopo che il premier inglese, Theresa May, ha chiesto all’UE di estendere il termine per l’uscita, attualmente fissata al 29 marzo, fino al 30 giugno per sottoporre di nuovo l’intesa raggiunta al voto del Parlamento. L’Unione Europea non vorrebbe andare oltre il 22 maggio, prima delle elezioni europee del 26 maggio, condizionato però all’ok del Parlamento inglese all’accordo questa settimana. In caso contrario, la scadenza sarebbe prorogata fino al 12 aprile per decidere cosa fare.
La Fed, intanto, ha mantenuto fermi i tassi di interesse. Inoltre, per il 2019 non ci sarà nessun rialzo, mentre lo stop alla riduzione inizierà da maggio e andrà avanti fino a fine settembre.
Per quanto riguarda l’Italia, l’Istat ha confermato la stima del quarto trimestre 2018 che ha certificato l’entrata in recessione tecnica per l’economia italiana, portando la Commissione Europea ad abbassare le previsioni di crescita per l’Italia al +0,2% per quest’anno e l’Ocse addirittura al -0,2 per cento.
Sul comparto bancario, anche a causa dello spread Btp-Bund anche a causa dello spread risalito in area 250 pb (fonte Mts Markets), sono prevalsi i realizzi dopo i rialzi delle sessioni precedenti. Questi ultimi erano stati favoriti dalla conferma del giudizio di Moody’s sull’Italia e dall’ormai imminente rinnovo della garanzia pubblica (Gacs) per altri tre anni e del fatto che il Governo starebbe studiando delle misure per agevolare le cartolarizzazioni di Utp.
A pesare sulla performance settimanale è stata la giornata di venerdì, il cui andamento ha risentito di un report di Credit Suisse secondo il quale, secondo quanto riportato dalla stampa, il mercato non tiene conto abbastanza delle difficoltà che le banche potrebbero trovare sul fronte del margine di interesse, considerando anche che almeno fino a fine anno non ci sarà nessun rialzo dei tassi, e delle problematiche legate alla qualità degli attivi.
Su buona parte dei titoli del Ftse Mib prevaricano le vendite, tranne Bper (+1,1%), che ha ottenuto la Gacs sulla cartolarizzazione “Aqui”. Contiene il calo Mediobanca (-0,5%), che secondo indiscrezioni di stampa sarebbe interessata a Kairos.
Sul Mid Cap tiene Credem (+0,2%), che nel 2019 punta a crescere nel wealth management, mentre frenano Popolare Sondrio (-0,9%), con la banca che secondo la stampa sarebbe al lavoro sull’emissione di un bond a 5 anni, e Creval (-0,7%), che nei giorni scorsi ha ricevuto l’upgrade dei rating da Dbrs. Resiste Mps (+0,4%), con la Bce che ha acceso un faro sui rischi legali e con il Tesoro che entro fine anno deve presentare all’UE il piano di uscita dal capitale.
Tra le Small Cap riflettori puntati sempre su Carige anche se temporaneamente sospesa dalle contrattazioni per decisione della Consob, con le offerte vincolanti per una possibile aggregazione che sono attese entro metà aprile e con in gara solo due operatori secondo gli ultimi rumor di stampa. Ok Banca Finnat (+1,5%), che ha confermato la guidance al 2020.