Il Ftse Italia Servizi Finanziari chiude la settimana con una flessione dello 0,1% e allineato all’omologo europeo (-0,1%), beneficiando solo in minima parte della buona verve del comparto bancario (+2,7%) e terminando in direzione opposta rispetto al Ftse Mib (+0,5%).
Sullo sfondo restano le preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale, le cui attese sono state ridotte ulteriormente dal Fmi (dal +3,5% al +3,3%), aspettando che si avvicini l’eventualità che Stati Uniti e Cina possano effettivamente raggiungere un’intesa sulla tematica commerciale. Il sentiment nel complesso resta positivo. Intanto, il presidente usa Donald Trump ha minacciato l’imposizione di dazi su prodotti dell’UE.
Ulteriore incertezza è generata dal fronte della Brexit, anche se pare un po’ diminuire dopo che il Consiglio Europeo dato l’ok a un rinvio flessibile dell’uscita del Regno Unito fino al prossimo 31 ottobre. In questo periodo di tempo il primo ministro inglese, Theresa May, dovrà fare sì che il parlamento inglese dia il via libera all’intesa.
In merito all’Italia, nella bozza del Def deliberata martedì in consiglio dei Ministri l’esecutivo ha limato le attese di crescita per il 2019 allo 0,2% dall’1% attuale, con il rapporto deficit/Pil che salirebbe al 2,4% dal 2,04 per cento.
“Le proiezioni di crescita sono molto prudenziali e sono il riflesso di una drastica revisione delle prospettive del commercio internazionale che in futuro potrebbero essere riviste verso l’alto”, si legge nella nota.
“La situazione italiana è una fonte di incertezza che pesa non solo sull’economia italiana ma sull’intera Eurozona. I numeri devono tornare e rispettare le nostre previsioni. Guardiamo con attenzione le stime fornite dal Governo ma le decisioni saranno prese in base alle nostre stime che comunicheremo il 7 maggio”, ha dichiarato alla stampa il commissario europeo agli affari economici, Pierre Moscovici.
“Ho buoni motivi per credere che, grazie agli ultimi provvedimenti, alle proiezioni contenute nel Def e all’aggiustamento del deficit strutturale, l’esame sarà superato anche questa volta”, ha affermato in un’intervista l’inquilino del Tesoro, Giovanni Tria.
L’ottima settimana del settore creditizio ha impattato in larga parte anche sui titoli dell’asset management, inclusa Azimut (+1,4%), sostenuta anche dal buon dato sulla raccolta netta di marzo e il cui presidente Pietro Giuliani ha ribadito che il gruppo vuole rimanere indipendente.
Toniche Banca Generali (+1,9%), il cui Ad Gian Maria Mossa in un’intervista ha illustrato le opzioni di crescita, Fineco (+1,6%), il cui Ceo Alessandro Foti ha ribadito la volontà di crescere per via organica, e Banca Mediolanum (+1,8%), il cui management ha espresso attese positive per il 2019. Ritraccia pesantemente Anima (-5,7%), dopo il deludente dato sulla raccolta netta di marzo.
Sottotono Exor (-0,7%), mossasi in scia all’andamento contrastato delle principali controllate quotate.
Nel Mid Cap si mette in luce Banca Ifis (+0,5%), a pochi giorni dall’assemblea che sancirà il ricambio al vertice, così come doBank (+1,4%), su cui secondo la stampa sono attese a breve novità sulla trasformazione societaria. In rosso Cerved (-1,7%), che nei giorni scorsi ha perfezionato l’acquisto di Eurobank Property Solutions.
Sullo Small Cap rally di Banca Intermobiliare (+6%), con la banca che vedrà l’elezione di nuovo cda e di un nuovo Ad dopo il passo indietro di Matteo Colafrancesco, mentre nel frattempo il socio di maggioranza ha ripristinato il flottante, e di Banca Sistema (+10,7%), che nelle scorse settimane ha concluso l’acquisizione di Atlantide.