CFT (Aim) – Il 2018 conferma la qualità della strategia e i target al 2022

CFT ha recentemente alzato il velo sui risultati del 2018, anno importante che l’ha vista approdare sul mercato Aim di Borsa Italiana attraverso la business combination con Glenalta.

L’anno si è chiuso con un fatturato consolidato pro-forma di 248,6 milioni (+21%), un Ebitda pro-forma pari a 20,9 milioni, pari al8,4% e un utile netto pro-forma pari a 6 milioni. Dal lato patrimoniale, invece, la posizione finanziaria netta è risultata pari a 14,2 milioni inclusi gli effetti derivanti dall’applicazione dell’IFRS16.

Numeri che hanno confermato i target indicati durante il roadshow che CFT ha tenuto lo scorso novembre, ovvero un fatturato superiore ai 240 milioni e un Ebitda margin compreso tra l’8 e il 9 per cento.

La crescita è arrivata dalle società acquisite nel corso del 2018, in particolare da Co.Mac, società italiana leader nella tecnologia di riempimento in fusti che ha riportato risultati estremamente positivi nel corso di quest’anno e soprattutto un potenziale molto interessante dal punto di vista delle sinergie commerciali ed industriali con CFT, già ben posizionata nel settore del riempimento di lattine e bottiglie.

Nell’analisi dei risultati, spiega Alessandro Merusi, Ceo di CFT, “si evidenzia come fatturato ed Ebitda si siano ridotti su base like-for-like, principalmente per effetto dell’atteso calo dei volumi legati alla ciclicità del mercato del pomodoro, che ha inciso sui risultati reddituali del 2018 ma che non ha comportato una riduzione della nostra quota di mercato in quanto ne manteniamo salda la leadership tecnologica”.

D’altra parte la riduzione organica del risultato è stata più che compensata dall’impatto positivo delle società neo-acquisite “grazie alle quali abbiamo posto alcuni tasselli strategici, dando allo stesso tempo prova di aver investito in modo proficuo parte delle risorse ottenute in sede di quotazione. Le nuove società entrate nel periodo non solo hanno contribuito positivamente all’esercizio, ma presentano anche buone prospettive di crescita nel futuro sia in logica stand-alone che in considerazione delle potenziali sinergie attivabili con il gruppo”.

Si tratta in particolare di Co.Mac, con cui è avvenuto il consolidamento nel settore della birra, e di Packaging del Sur che ha determinato un ampliamento del portafoglio prodotti nel fine linea.

A livello di top line, prosegue il Ceo, “sono inoltre rimasti invariati quelli che sono i principi fondanti per il nostro gruppo e per il nostro percorso di crescita ovvero una bassa concentrazione della clientela, che riteniamo un elemento importante per la diversificazione del rischio, e una quota di export di circa l’85 per cento del fatturato complessivo”.

Maggiori cambiamenti invece per quanto riguarda i mercati di riferimento, dove il pomodoro ha ridotto l’incidenza al 18% a causa della ciclicità caratteristica di questo business.

“Ci troviamo in un momento di lowerbound di questo business storico, al di sotto del quale riteniamo sia improbabile andare – spiega Merusi – Consideriamo questa la base da cui risalire: non appena infatti ritorneremo nella fase alta del ciclo, in qualità di market leader saremo pronti a cogliere tutte le opportunità offerte dal mercato”.

La quota di ricavi persa dal pomodoro è stata altresì compensata dalla birra, che nello scorso esercizio ha contribuito con un 34% in scia all’acquisizione di Co.Mac e ad alcuni progetti di investimento con importanti clienti americani che hanno rappresentato importanti referenze in un mercato ad alto potenziale”.

Stabile al 22% l’incidenza del Fruit&Vegetables, che cresce organicamente sulla spinta sia degli investimenti fatti in CFT nella divisione Product Treatment sia dello sviluppo della tecnologia del Sorting di Raytec Vision.

Un business, quest’ultimo, “dove vediamo una buona prospettiva futura trattandosi di un segmento che sta crescendo, non solo nel settore in cui operiamo, ad un tasso di crescita del 5-6% annuo che siamo ben posizionati per cogliere”.

Aumenta anche il peso dell’Edible Oil al 3% e quello del Dairy al 5%, come effetto di una strategia ben precisa adottata dal gruppo.

Infatti, “abbiamo recentemente costituito la divisione “Milk and Dairy”, sulla quale stiamo investendo con ottimi risultati in termini di vendite. Siamo tornati in questo business, dopo alcuni anni di assenza, proprio perché l’elevato livello delle nostre tecnologie si adatta perfettamente al processo di lavorazione del latte e dei suoi derivati”.

In generale i risultati raggiunti nel 2018, aggiunge l’amministratore delegato, “sono in linea con le nostre previsioni per gli esercizi futuri, anche grazie ad operazioni di M&A che ci consentiranno di continuare quel percorso di crescita dei volumi che dovrà poi riflettersi nella crescita della profittabilità”.

Infatti, “in questo business le componenti di Capital Equipment e di After Sales sono molto diverse. La crescita del fatturato diventa dunque un elemento fondamentale poiché dimostra come gli sforzi commerciali messi in campo negli ultimi anni stiano dando i loro frutti, incrementando la copertura a livello mondiale dei progetti”.

La strategia di CFT, spiega Merusi, “si basa essenzialmente su due elementi, di cui il primo è avere una presenza diffusa e capillare in tutto il mondo, essendo in grado di fornire a tutti gli operatori del mondo food & beverage soluzioni tecniche e tecnologiche innovative e complete, dal ricevimento e lavorazione della materia prima, al confezionamento primario e secondario”.

Parallelamente “stiamo lavorando per fare in modo che questa crescita si traduca in un incremento della redditività complessiva, come effetto della continua industrializzazione dei nostri prodotti, della saturazione delle risorse produttive nonchè al miglioramento del mix di prodotto, facendo leva sull’internalizzazione della produzione di alcune delle macchine singole tradizionalmente incluse all’interno delle nostre linee complete”.

Una strategia validata anche dall’andamento del portafoglio ordini 2019, superiore a quello dello scorso anno e caratterizzato da una riduzione prevista della componente birra e di una crescita degli altri segmenti.

Quanto invece al core business delle tecnologie per la trasformazione del pomodoro, approfondisce il Ceo, “riteniamo che nei prossimi anni ci sia spazio per una ripresa, sia nelle economie in via di sviluppo che in quelle più avanzate”.

Nelle prime, “crediamo ci sarà la necessità di ulteriore capacità produttiva, in particolare in paesi come Ucraina, Russia e Africa, che si dovrebbe concretizzare in ragione di costi energetici e delle materie prime significativamente inferiori, il che porta i produttori a incrementare la capacità produttiva in queste aree piuttosto che in quelle più avanzate”.

Nelle economie più avanzate, “gli investimenti verteranno invece sulla specializzazione e su una maggiore efficienza energetica per la gestione delle fabbriche di pomodoro. Particolare attenzione sarà poi data alla selezione ottica, che presenta tra l’altro interessanti prospettive di sviluppo insieme alla tecnologia della robotica, con l’obiettivo di ridurre la necessità di manodopera diretta e di aumentare la qualità e la resa del prodotto finito”.

Positiva anche la modalità con cui è arrivata la crescita del portafoglio ordini, ovvero “dalla vendita di linee complete che includono anche macchine singole prodotte internamente dalle società del gruppo. Componenti questi che portano una marginalità più elevata e pongono le basi per la crescita del settore After Sales per gli esercizi successivi”.

Questo, prosegue Merusi, “è un punto fondamentale del nostro modello di business e non si tratta solo della fotografia del backlog attuale, ma anche dello scenario che vogliamo si ripeta nel tempo”.

Questi presupposti consentono alla società di confermare i target al 2022, ovvero un fatturato di 350 milioni e un Ebitda margin del 10-11 per cento.

In merito ai ricavi “la crescita organica riteniamo si possa attestare a circa il 4% annuo, un livello confermato dall’andamento del portafoglio ordini dei primi mesi del 2019. A livello di acquisizioni stiamo valutando diversi dossier per selezionare quelli migliori in termini di affinità e ampliamento del portafoglio del gruppo”.

Riguardo alla redditività, invece, “riteniamo di poter raggiungere i nostri obiettivi grazie al cambiamento del mix con le acquisizioni che andremo a fare e con le azioni di miglioramento che deriveranno dalla saturazione della capacità produttiva e dallo sviluppo della top line, con il conseguente progressivo incremento della componente after sales”.

“In definitiva – conclude Merusi – non è cambiato nulla rispetto agli obiettivi che avevamo comunicato nel corso del roadshow: il portafoglio ci dice che siamo on track con la nostra strategia di crescita organica, mentre continuiamo a valutare le migliori operazioni di M&A per continuare il nostro percorso di crescita”.