Il Ftse Italia Banche chiude con un balzo del 5% e facendo nettamente meglio dell’omologo europeo (+2,4%), supportando anche il Ftse Mib (+2,4%).
Sullo sfondo restano le preoccupazioni per la frenata della crescita mondiale, innescate dalle incertezze sulla possibilità che Stati Uniti e Cina possano giungere ad un’intesa commerciale, anche se sembrano momentaneamente ridursi dopo l’incontro tra i due rispettivi leader al G20 di sabato scorso che ha ratificato il riavvio ufficiale delle trattative.
Sul fronte domestico, la Commissione Europea ha deciso di non raccomandare la procedura d’infrazione contro l’Italia dopo che il Governo italiano ha presentato le misure necessarie per ridurre il rapporto deficit/Pil al 2,04% per l’anno in corso.
“La Commissione è giunta alla conclusione che una procedura per deficit eccessivo in questa fase non è più necessaria”, ha affermato il commissario europeo agli Affari Economici, Pierre Moscovici, aggiungendo però che “valuteremo attentamente il progetto di bilancio italiano per il 2020, che sarà presentato entro il 15 ottobre”.
“Non è stato facile trovare l’intesa con Bruxelles ma ci siamo riusciti grazie a un grosso sforzo che non ha richiesto una manovra correttiva. A rendere possibile questo risultato è stata la conduzione di una prudente politica della finanza pubblica sia sul lato delle entrate, sia su quello delle spese”, ha spiegato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, il quale ha anche fornito rassicurazioni sul 2020.
In questo contesto, grazie allo spread Btp-Btp ristrettosi sotto i 200 pb (ai minimi da oltre tre anni, fonte Mts Markets), il comparto bancario ha portato a casa un’ottima seduta.
In gran spolvero tutti i titoli del Ftse Mib, a partire da Ubi (+6,8%), che secondo indiscrezioni intende accelerare il de-risking, e Banco Bpm (+6,6%), che ha completato il riassetto del credito al consumo.
Sugli scudi Intesa Sanpaolo (+5,1%), che secondo rumor a breve prenderà una decisione sui 10 miliardi di Utp da smaltire, e UniCredit (+5,6%), il cui Ceo Jean Pierre Mustier in un’intervista ha ribadito che la crescita proseguirà su base organica.
Sul Mid Cap bene Credem (+4,4%), Popolare Sondrio (+3,5%), che ha ricevuto l’ok dell’Antitrust all’acquisto di Farbanca e, più arretrata, Creval (+1,1%), che nei giorni scorsi ha alzato un velo sul piano industriale al 2023.
Scatta Mps (+5,4%), che resta concentrata sul de-risking, la cui gestione è stata resa più flessibile con il recesso dal contratto di special serving in essere con Juliet, controllata di Cerved. Inoltre, la banca ha cartolarizzato 2,3 miliardi di crediti in bonis.
Tra le Small Cap riflettori puntati sempre su Carige anche se sospesa dalle contrattazioni, su cui proseguono i rumor dopo il no del Fitd alla prima proposta presentata dal fondo Apollo, che poi ne ha fatta recapitare un’altra direttamente ai commissari. Lo stesso Fitd sta lavorando a una proposta, mentre la Bce secondo indiscrezioni avrebbe concesso un altro mese.
Denaro su Banca Finnat (+3,9%), che ha acquisito una forte leadership nell’assistenza agli emittenti quotati all’Aim.