Salini Impregilo ha annunciato il via libera al Progetto Italia, iniziativa volta a rafforzare il settore delle costruzioni e delle grandi opere nel bel paese.
La società ha infatti sottoscritto due accordi di investimento, il primo con l’azionista Salini Costruttori e CDP Equity e il secondo con tre delle principali istituzioni finanziarie italiane, che ne sanciscono la partecipazione all’operazione e alla relativa manovra finanziaria.
La manovra, si ricorda, prevede un aumento di capitale da 600 milioni in Salini Impregilo che sarà sottoscritto per 50 milioni da Salini Costruttori, per 250 milioni da CDP Equity e per 150 milioni dalle banche finanziatrici.
La società ha poi stipulato un’intesa con alcuni istituti finanziari che si sono impegnati a sottoscrivere un accordo di garanzia per la sottoscrizione delle nuove azioni residue fino a un massimo di 150 milioni.
Salini ha inoltre ricevuto un commitment da parte di alcuni istituti di credito per incrementare la flessibilità finanziaria del nuovo polo, secondo quanto previsto dalla manovra.
A livello di governance, gli accordi raggiunti prevedono che il nuovo consiglio di amministrazione di Salini Impregilo sia composto da 15 membri, di cui 5 (compreso il Presidente indipendente) nominati da CDP Equity.
Il board sarà affiancato da un comitato strategico nell’implementazione del Progetto Italia fino al suo completamento.
La sottoscrizione degli accordi fa così venir meno la principale condizione sospensiva all’offerta per il salvataggio di Astaldi, che sarà il primo passo per la nascita del nuovo polo.
Un polo che mira ad aggregare le eccellenze industriali italiane, garantendo una maggiore efficienza grazie alle economie di scala e alla riduzione della volatilità del portafoglio commesse.
L’aggregazione delle competenze specialistiche porterà anche ad un rafforzamento competitivo, conferendo leadership e consentendo una bidding strategy efficace e orientata al de-risking del portafoglio.
In questo modo, si potranno cogliere le opportunità date dai 630 miliardi di progetti infrastrutturali attesi nei prossimi 3 anni e riavviare svariati progetti bloccati sul territorio nazionale per 36 miliardi, con un beneficio anche per il PIL.