Lo studio “H2 Italy 2050: una filiera nazionale dell’idrogeno per la crescita e la decarbonizzazione dell’Italia“, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Snam, analizza la filiera industriale italiana dell’idrogeno e ne individua i vantaggi competitivi nello scenario europeo e internazionale, a partire dalla posizione geografica e dalla forza del settore manifatturiero.
L’idrogeno può essere considerato un vettore energetico indispensabile per il processo di transizione energetica, in stretta sinergia con il vettore elettrico. Esso, infatti, consente di decarbonizzare gli usi finali poiché genera emissioni nulle e può essere prodotto con processi a zero emissioni climalteranti.
L’idrogeno può accelerare i processi di decarbonizzazione, soprattutto nei settori che ancora oggi contribuiscono maggiormente alle emissioni climalteranti, dall’industria pesante al trasporto pesante e a lunga percorrenza, dal trasporto ferroviario non elettrificato fino al residenziale.
Inoltre, l’idrogeno può garantire flessibilità e resilienza al sistema energetico, appianando i picchi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e sostenendo la crescente diffusione di rinnovabili non programmabili, anche grazie alla capacità distintiva di fungere da elemento di congiunzione tra il settore del gas e quello dell’energia elettrica.
Trasporto, stoccaggio e utilizzo dell’idrogeno presentano molte sinergie con il settore del gas naturale. Per questo, le attuali infrastrutture gas possono permettere una più rapida penetrazione e un posizionamento da first-mover per l’Italia e le proprie filiere.
L’idrogeno, infatti, può essere trasportato attraverso la rete del gas esistente, che in Italia è particolarmente estesa e capillare rispetto agli altri Paesi europei. Inoltre, lo sviluppo delle tecnologie per la produzione di idrogeno verde e la crescente disponibilità di energia elettrica rinnovabile permetteranno di avere nei prossimi anni una curva di prezzo fortemente discendente per la produzione di idrogeno, che raggiungerà livelli di costo competitivi rispetto alle altre alternative.
Secondo gli scenari di penetrazione per l’Italia, l’idrogeno ha il potenziale di coprire il 23% della domanda energetica nazionale al 2050. Tale aumento della quota di idrogeno nei consumi energetici finali permetterebbe al Paese di ridurre le emissioni di 97,5 milioni di tonnellate di CO2eq, corrispondente a una riduzione di circa il 28% rispetto alle emissioni climalteranti italiane odierne.
Dalla ricerca emerge che l’Italia, grazie al suo particolare posizionamento geografico e all’estesa rete gas presente sul territorio, può aspirare al ruolo di hub europeo e del Mediterraneo, importando idrogeno prodotto in Nord Africa attraverso l’energia solare a un costo del 10-15% inferiore rispetto alla produzione domestica, valorizzando la maggiore disponibilità di terreni per installazione di rinnovabili e l’elevato irraggiamento e al contempo diminuendo la variabilità stagionale.
Inoltre, la rete del gas italiana può costituire la base per accogliere sempre maggiori percentuali di idrogeno, attraverso una serie di investimenti mirati. Infine, il sistema energetico italiano, contraddistinto da un ruolo importante delle rinnovabili e da competenze distintive sul biometano, è in grado di integrare efficientemente l’idrogeno.
L’Italia potrà anche giocare un ruolo da protagonista nella riconversione tecnologica e nel consolidamento della filiera dell’idrogeno nei prossimi anni in virtù di un posizionamento forte in alcuni cluster, come quello della produzione di tecnologie termiche per l’idrogeno, tecnologie meccaniche per l’idrogeno e tecnologie per la produzione di idrogeno rinnovabile.
Per poter beneficiare appieno del potenziale di sviluppo della filiera, l’Italia ha bisogno di investire in ricerca e di realizzare un ulteriore salto tecnologico. Nei diversi scenari di sviluppo ipotizzati, è stato stimato che in Italia si potrebbe attivare un valore della produzione delle tecnologie afferenti alla filiera dell’idrogeno compreso tra 64 e 111 miliardi al 2050. Il valore cumulato della produzione delle filiere connesse all’idrogeno, considerando effetti diretti, indiretti e indotto, nel periodo 2020-2050 è compreso tra 890 e 1.500 miliardi.
In termini di contributo al PIL, è stato stimato un valore aggiunto (diretto, indiretto e indotto) compreso tra 22 e 37 miliardi di Euro al 2050. Il contributo all’economia è riconducibile anche all’occupazione, grazie alla possibile creazione, tra impatti diretti, indiretti e indotti, fra 320.000 e 540.000 nuovi posti di lavoro al 2050.
Infine, per valorizzare le molteplici opportunità offerte dall’idrogeno, lo studio suggerisce che l’Italia si doti di un piano basato su sei azioni:
- elaborare una visione e una strategia di lungo termine;
- creare un ecosistema dell’innovazione e accelerare lo sviluppo di una filiera industriale dedicata con l’attrazione di nuovi investimenti;
- supportare la produzione di idrogeno decarbonizzato su scala nazionale;
- promuovere un’ampia diffusione dell’idrogeno nei consumi finali;
- incentivare lo sviluppo di competenze specialistiche sia per le nuove figure professionali sia per accompagnare la transizione di quelle esistenti;
- sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo dell’impresa sui benefici derivanti dall’impiego dell’idrogeno.