Gefran ha chiuso i primi nove mesi 2020 con ricavi in calo del 10,6% a 93,9 milioni per effetto dell’impatto della pandemia di coronavirus che ha interessato tutte le linee di business e tutte le aree geografiche nelle quali il Gruppo opera.
In particolare, l’Italia ha segnato un -15,3%, l’Unione europea un -14,3%, il Nord America un -20,6% e il Sud America un -21,9%. In controtendenza, l’aumento dei ricavi rilevati nell’area Europa non UE (+6,5%) e Asia (+5,1%), grazie, nel primo caso, alle buone performance del business azionamenti e, nel secondo, al business dei sensori.
Per quanto riguarda le singole aree di business, gli azionamenti hanno registrato un -11,3%, le componenti per l’automazione un -14,1% e i sensori un -7,4%.
L’Ebitda è diminuito del 20,8% a 11,9 milioni con una marginalità al 12,7% (-160 punti base), con le misure volte a ridurre i costi operativi che hanno in parte compensato i minori volumi.
L’Ebit è sceso del 24,1% a 5,9 milioni con un’incidenza sui ricavi al 6,2% (-110 punti base), nonostante i minori ammortamenti complice la contabilizzazione nei primi nove mesi del 2019 di perdite di valore su cespiti del business sensori per un importo di 1,5 milioni.
Il periodo si è chiuso con un calo dell’utile netto del 52,5% a 2,7 milioni, anche per effetto del peggioramento della gestione finanziaria dovuto principalmente al risultato negativo delle differenze sulle transazioni valutarie per 1,2 milioni (positivo per 0,2 milioni nei primi nove mesi del 2019).
Dal lato patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto è diminuito a 9,3 milioni dai 13,3 milioni al 31 dicembre 2019, grazie al flusso di cassa operativo per 8,9 milioni e all’incasso legato al rimborso di una parte della quota del capitale della partecipata Ensun per 1 milione, in parte assorbiti da esborsi per gli investimenti tecnici effettuati nel primo semestre 2020 e per il pagamento di interessi, imposte e canoni di noleggio per complessivi 6,1 milioni.