Lo scorso mese di novembre ha avuto esecuzione l’accordo di investimento sottoscritto il 7 settembre 2020 tra Iniziative Bresciane (INBRE), il socio di controllo Finanziaria di Valle Camonica (FVC) e Dolomiti Energia Holding (DEH), multiutility attiva nella filiera energetica del nord Italia, avente ad oggetto il rafforzamento patrimoniale della stessa INBRE.
Patrimonializzazione avvenuta mediante l’integrale sottoscrizione di un aumento di capitale in opzione di 7,99 milioni di euro a favore degli allora azionisti dell’emittente e successivamente l’acquisizione da parte di DEH del 16,5% di INBRE mediante la sottoscrizione di un aumento di capitale alla stessa riservato, per un importo complessivo di 17,35 milioni di euro.
Al termine dell’operazione, i soci storici di INBRE, la controllante FVC e l’Istituto Atesino di Sviluppo, sono venuti così a detenere rispettivamente il 52% (61,1% al 30.06.2020) e il 12,4% (14,4% al 30.06.2020).
Di questa importante operazione per la società bresciana – che userà le risorse raccolte per finanziare progetti idroelettrici in corso di realizzazione e nuovi progetti strategici – ha parlato Alberto Rizzi, Direttore Generale della capogruppo Finanziaria di Valle Camonica, in un’intervista rilasciata a Market Insight.
L’accordo di investimento ha origine circa un anno fa. “Nel novembre del 2019 abbiamo dato incarico all’advisor UBI Banca di trovare dei partner, finanziari o industriali, che ci potessero accompagnare nello sviluppo dei tre progetti principali che avevamo in corso in quel periodo – quelli sul fiume Mella, quelli relativi all’asta del fiume Arno e quelli sul fiume Oglio – per i quali avevamo istituito tre società veicolo”, esordisce Rizzi.
Ben presto, però, “abbiamo riscontrato l’interesse degli investitori, sia finanziari che industriali, all’ingresso in INBRE in aggiunta al supporto nello sviluppo dei tre progetti. Abbiamo pertanto deciso di mantenere il controllo dei progetti e ci siamo concentrati quindi sul finanziamento di INBRE”.
La scelta è ricaduta, dopo la scrematura delle numerose richieste ricevute, su un soggetto industriale e più in particolare su DEH per due ragioni principali.
In primis, “a differenza dei partner finanziari, Dolomiti Energia Holding non ha avanzato richieste in merito alla governace, né posto particolari covenant o stabilito un way-out dopo un certo periodo dall’avvio dell’accordo”, precisa il manager. E proprio la questione del way-out è tanto importante in un business come quello di INBRE che “prevede uno sviluppo nel medio-lungo termine” e che quindi necessita di “un socio stabile che dia continuità nello sviluppo”.
La seconda ragione, ma non meno importante, risiede nei consolidati rapporti commerciali tra INBRE e DEH. “Ormai da una decina di anni collaboriamo con il Gruppo Dolomiti per la vendita della nostra energia. Infatti, circa la metà dell’energia prodotta dai nostri impianti idroelettrici è intermediata da Dolomiti Energia, la società di trading di DEH” spiega il DG.
E i già consolidati rapporti con DEH potranno ulteriormente rafforzarsi grazie alle importanti sinergie produttive che INBRE si aspetta potranno concretizzarsi.
Infatti DEH, che gestisce impianti di grandi dimensioni con bacini, “riconosce in noi questa capacità di gestione di piccoli impianti – su acqua fluente e su canali – e vede delle potenziali sinergie in area trentina, dove è proprietaria di alcuni impianti di piccola taglia”. E proprio in Provincia di Trento, nel Comune di Peio, INBRE gestisce due impianti importanti a valle dei bacini di DEH.
Oltre a questa sinergia produttiva, “ci aspettiamo, grazie all’esperienza di DEH nel campo dell’intermediazione di energia, di imparare a valorizzare ulteriormente il nostro prodotto. E questo è un obiettivo certamente realizzabile nel breve periodo” aggiunge il manager.
E venendo al tema dell’impiego delle risorse raccolte dell’aumento di capitale, il DG ricorda come il progetto principale sia quello sul fiume Arno, tramite la partecipata Iniziative Toscane. “Proprio all’inizio del mese di novembre abbiamo aperto i cantieri, dopo avere concluso tutta la parte propedeutica di scouting archeologico e bellico e dopo avere ottenuto le concessioni e le relative Autorizzazioni Uniche”.
Un “progetto importante che richiede un investimento di circa 61 milioni di euro”. Pertanto “parte delle risorse raccolte con gli aumenti di capitale – circa 15 milioni – sono già state destinate al progetto fiorentino”. Il resto “sarà finanziato a debito con i finanziatori che saranno disponibili a seguirci”.
La nuova finanza riveniente dall’accordo di investimento potrà poi “supportare complessivamente la fase di sviluppo del nostro piano industriale al 2023. Abbiamo infatti in essere altre 35 Iniziative, alcune pronte a partire, altre in fase di ottenimento dell’Autorizzazione Unica, altre ancora in fase di ottenimento della Concessione” conclude Alberto Rizzi.
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