Mps – Rumor sul piano industriale al 2025

Spuntano indiscrezioni in merito al piano industriale al 2025 su base stand alone approvato dal cda di Mps lo scorso 17 dicembre 2020.

Secondo le indiscrezioni riportate da La Repubblica, nel 2021 è previsto un rafforzamento patrimoniale da 2 miliardi, con l’anno che dovrebbe chiudersi con un rosso di 562 milioni a causa di nuove rettifiche su crediti e 500 milioni legati a oneri di ristrutturazione.

La strategia della banca prevedrebbe una rapida focalizzazione regionale concentrata sulle Pmi, una stretta sui costi con 2.670 uscite (900 a Siena) e la chiusura di 100 filiali, rispettando i requisiti di capitale.

Secondo quanto riporta il giornale, nel piano sarebbe previsto di tornare in utile nel 2022 per 41 milioni.

La ristrutturazione, secondo quanto si apprende dal quotidiano, dovrebbe passare anche dalla semplificazione della governance delle controllate Widiba, Mps Capital Services, Mps Leasing & Factoring, con queste ultime due che verrebbero aggregate.

Il rafforzamento patrimoniale, aggiunge la Repubblica, oltre ai 2-2,5 miliardi di aumento ipotizzati dal piano, potrebbe passare da un buffer patrimoniale da 1,3 miliardi di autofinanziamento (a partire dal 2023), e altri 400 milioni legati a cessioni e ottimizzazione di attivi.

Per quanto riguarda i crediti deteriorati, le indiscrezioni riportano che, dopo essere scesi a 4,1 miliardi dopo la scissione di 8,1 miliardi a favore di AMCO, torneranno a salire a 5,8 miliardi nel 2021 e a 6,8 miliardi nel 2025.

Un quadro più chiaro sul capital plan, che dovrà essere inviato alla BCE entro fine mese, lo si avrà dopo il cda del prossimo 28 gennaio.

Nel frattempo continuano a rincorrersi le voci di M&A, dopo che la banca senese ha nominato come advisor Credit Suisse per affiancare Mediobanca nella valutazione di tutte le potenziali opzioni strategiche e nell’ottica di una successiva apertura della data room a tutti gli operatori interessati. Secondo quanto riporta il Corriere, ciò sarebbe dovuto anche a una frenata di UniCredit nel valutare un’aggregazione con la banca.

Intorno alle 10:40 a Piazza Affari il titolo cede l’1,1% a 1,11 euro, mentre l’indice di settore lascia sul terreno lo 0,7 per cento.