Il nuovo Governo targato Mario Draghi non intende cambiare strategia sulla privatizzazione di Mps, anzi potrebbe velocizzare l’iter che porterà all’uscita del Tesoro, primo azionista della banca senese con il 64,2% del capitale, che in base agli accordi presi nel 2017 con le autorità europee dovrà avvenire entro il 2021.
Lo si apprende da MF, secondo cui la questione relativa all’istituto toscano sarebbe già all’esame del neo Ministro dell’Economia, Daniele Franco. I primi rumor in tal senso sono già stati riportati ieri da Reuters.
Il MEF, precedentemente guidato da Roberto Gualtieri, stava lavorando ad alcuni incentivi per agevolare una potenziale aggregazione con un altro istituto, tra cui la conversione delle Dta in crediti di imposta (già prevista nella Legge di Bilancio per le fusioni che avverranno nel 2021), che nel caso di Mps potrebbe tradursi in un beneficio di 2,4 miliardi secondo il giornale.
Nei giorni scorsi, la stessa MF aveva riportato di indiscrezioni su una possibile soluzione ai potenziali rischi legali in capo a Mps, pari 10 miliardi.
Secondo quanto si apprende dal quotidiano, gli advisor che stanno curando il dossier, sia per conto della banca che del Tesoro (Mediobanca, Credit Suisse, Bank of America Merrill Lynch e lo studio legale Orrick), avrebbero definito uno schema secondo cui verrebbe coinvolto un pool di compagnie assicurative che fornirebbe una copertura su larga parte o addirittura sull’intero ammontare della cifra.
UniCredit, che nel frattempo ha visto un cambio il timone, con il neo Ceo Andrea Orcel che insedierà ufficialmente a metà aprile e solo dopo si potrà avere un quadro più chiaro sulla strategia che vorrà intraprendere, continua ad essere indicato dalle indiscrezioni come il candidato più probabile per una possibile fusione con Mps.
Intorno alle 11:00 a Piazza Affari il titolo registra un progresso dello 0,4% a 1,25 euro, mentre l’indice di settore sale dell’1,2 per cento.