Iniziative Bresciane (INBRE) ha archiviato l’esercizio 2020 con ricavi netti consolidati incrementati su base annua del 3,4% a 20 milioni, Ebitda aumentato dell’1,6% a 14 milioni e utile netto di gruppo balzato del 31,2% a 4,8 milioni. Numeri solidi anche dal lato patrimoniale con una posizione finanziaria netta di 51,1 milioni, in miglioramento di 14,4 milioni rispetto a fine 2019.
“Risultati di cui siamo più che soddisfatti e che si dimostrano in linea con le previsioni, a conferma ancora una volta della validità di un gruppo che ormai da 25 anni è operatore di riferimento a livello nazionale nel settore delle energie rinnovabili” afferma Alberto Rizzi, Direttore Generale della capogruppo Finanziaria di Valle Camonica (FVC) in un’intervista rilasciata a Market Insight.
Un risultato ancora più positivo in considerazione del “venire meno di una componente straordinaria relativa a indennizzi assicurativi di cui aveva beneficiato l’esercizio precedente” e “indipendentemente dalla dinamica fiscale connessa alla disciplina di riallineamento dei valori civilistici e fiscali di taluni avviamenti che ha comportato una significativa riduzione delle imposte sul reddito”.
E la solidità del business si manifesta anche a livello di marginalità. Il rapporto Ebitda/ricavi 2020 si è attestato a circa il 70% e quindi “perfettamente in linea con l’Ebitda margin che storicamente il nostro gruppo è in grado di esprimere, compreso tra il 67% e il 72%”, sottolinea Rizzi.
Un buon bilancio, quindi, che ha portato il Cda a deliberare di proporre all’Assemblea dei soci, prevista per il prossimo 28 maggio, la distribuzione di un dividendo di 0,72 euro per azione, in crescita del 10,77% rispetto a 0,65 euro dell’esercizio precedente. Un segno tangibile di attenzione nei confronti di coloro che hanno sostenuto la società. Il 2020, infatti, “ha visto realizzarsi un’importante operazione di rafforamento patrimoniale con la sottoscrizione di due distinti aumenti di capitale per un ammontare complessivo di oltre 25 milioni: uno in opzione per 8 milioni, interamente sottoscritto dai soci, e uno riservato a Dolomiti Energia Holding (DEH) per 17,35 milioni; al termine delle due operazioni DEH detiene circa il 16,53% di INBRE”.
Una decisione, precisa il DG, che “riflette la linea prudente adottata dal Consiglio, il quale ha voluto riconoscere un dividendo che rientrasse nel perimetro dell’utile generato dalla gestione caratteristica del gruppo, permettendone al contempo l’autofinanziamento”.
Allargando lo sguardo al prossimo futuro, le prospettive di INBRE per i prossimi tre/quattro anni sono molto interessanti. “Abbiamo all’attivo una pipeline importante da sviluppare e un numero elevato di impianti da terminare, ma anche molte iniziative in attesa di concessione” precisa il manager, che aggiunge “alcune Conferenze di Servizi sono già state fissate per il corrente mese di maggio e ci attendiamo quindi che si concludano con esito positivo”.
Una volta ottenute le concessioni e le relative conseguenti autorizzazioni uniche, “la seconda parte del 2021 sarà caratterizzata dal completamento dei cantieri aperti, la messa a regime di quelli entrati in esercizio, l’espletamento delle gare di appalto e conseguenti aggiudicazioni, per arrivare all’inizio del 2022 con l’apertura dei nuovi cantieri”.
Parallelamente, prosegue il progetto sul fiume Arno, con la dozzina di impianti idroelettrici di titolarità di Iniziative Toscane (potenza di concessione complessiva di circa 9,5 MW), i cui cantieri sono stati avviati a novembre 2020 e che hanno un arco temporale di sviluppo all’incirca di 20 mesi.
Il tutto, prosegue Rizzi, “tenendoci sempre pronti a possibili acquisizioni esterne che storicamente nel tempo il gruppo ha sempre colto”.
Occasioni di crescita esogena, ancorate saldamente al core business, che seguono una logica precisa, quella di fare “aumentare immediatamente la potenza installata e la producibilità degli impianti”.
In questa direzione va il contratto preliminare, sottoscritto a fine aprile con Electrade, per l’acquisizione del 100% del capitale sociale sia di Appennino Energia che di Serchio Power, titolari di tre impianti idroelettrici in provincia di Lucca per una capacità nominale installata totale di circa 4,7 MW, il cui enterprise value complessivo ammonta a circa 12,3 milioni.
E guardando alle “opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo Draghi ora al vaglio della Commissione europea – conclude Alberto Rizzi – il gruppo, con le sue centrali inflow a impatto ambientale pressoché nullo, è fiducioso che gli oltre 68 miliardi destinati alla ‘Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica’ saranno ben spesi con importanti investimenti nelle rinnovabili e nella semplificazione dei relativi processi autorizzativi.”
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