Il gruppo bolognese presieduto da Tomaso Tommasi di Vignano, forte del proprio track record di successo, confermato dai resilienti risultati trimestrali, proseguirà nello sviluppo industriale valorizzando il proprio modello multi-business e abbracciando le politiche europee del Next Generation EU. Il faro della strategia, delineata nell’ultimo documento strategico quinquennale, è inoltre puntato sulla continua creazione di valore per tutti gli stakeholder, incrementando il proprio contributo al raggiungimento degli obiettivi globali delle Nazioni Unite.
- Il Presidente Tommasi di Vignano presenta la strategia del Gruppo
- La crescita industriale
- Una remunerazione degli azionisti solida e in crescita
- La creazione di valore condiviso
- I risultati del primo trimestre 2021
- I target al 2024: accelerazione degli investimenti ed equilibrato mix di crescita
- Lo scenario del business
- Il parere degli analisti e il target price
“Solido sviluppo industriale facendo leva sul modello multi-business, maggiore contributo del Gruppo a beneficio dei territori di riferimento e creazione di valore per gli azionisti con un solido dividendo per azione (rivisto in ulteriore rialzo alla luce dei risultati annuali superiori alle attese) e in crescita”.
Sono queste le direttrici strategiche delineate da Tomaso Tommasi di Vignano, Presidente Esecutivo di Hera, alla base del piano industriale che traghetterà con successo il gruppo bolognese fino al 2024, sostenuto dalla robusta accelerazione degli investimenti prevalentemente dedicati ai settori regolati, che presentano un profilo di maggiore visibilità sui ritorni nel medio-lungo termine.
Forte anche dei resilienti risultati del primo trimestre 2021, ancora una volta superiori alle attese con una triplicata generazione di cassa che ha ulteriormente ridotto il debito del 5%, il Gruppo potrà attivare con maggiore visibilità risorse per circa 3,2 miliardi – di cui oltre 2 miliardi per rendere le reti più ‘intelligenti’ e resilienti – che supporteranno la crescita dell’Ebitda, fissato a 1,3 miliardi al 2024, distribuita su tutti i business del portafoglio e attraverso un equilibrato mix tra sviluppo organico e operazioni di M&A.
Il tutto si traduce, grazie ai crescenti flussi di cassa e la solida disciplina finanziaria, in una politica del dividendo che offre una remunerazione certa e in crescita per tutto l’arco di piano, fino a raggiungere i 13 centesimi per azione nel 2024 con un incremento annuo di 0,5 centesimi.
Non solo. Il modello multi-business, che contraddistingue Hera sin dalla sua nascita, è sempre più spinto verso le direzioni del Next Generation EU, partecipando attivamente al Recovery Plan, con una transizione sostenibile in tutti i territori serviti.
E in questa direzione va la modifica dello statuto sociale che introduce lo ‘Scopo’ che guida le attività della multiutility: “creare valore condiviso e svolgere le attività di impresa favorendo l’equità sociale e contribuendo alla rigenerazione delle risorse e alla resilienza del sistema dei servizi”.
Il Presidente Tommasi di Vignano presenta la strategia del Gruppo
“Perseguire la crescita industriale delle attività azionando le leve del modello multi-business di Hera e nel solco tracciato dalle politiche europee del Next Generation EU; distribuire la creazione di valore agli azionisti tramite promesse di dividendi sempre mantenute o outperformate e con una crescita per tutto l’arco di Piano; incrementare il contributo del Gruppo al raggiungimento degli obiettivi globali delle Nazioni Unite, che è misurato con l’indicatore della creazione di valore condiviso (Csv), a beneficio dei territori di riferimento e di tutti gli stakeholder”.
Sono queste le priorità strategiche illustrate da Tomaso Tommasi di Vignano, Presidente Esecutivo di Hera, le direttrici principali attorno alle quali è stato definito l’ultimo piano industriale che traghetterà il gruppo bolognese al 2024 con ulteriore crescita sia organica che con operazioni di M&A.
La crescita industriale
Un punto fermo della strategia del Gruppo, sin dalla sua costituzione, è certamente la crescita industriale. Hera, infatti, ricorda il Presidente, “nasce dalla fusione di 11 multi-utility con un progetto industriale per potenziare le infrastrutture, superare le inefficienze e sfruttare maggiori economie di scala”.
Un’esperienza di successo che in 18 anni ha permesso al Gruppo di “incrementare le proprie dimensioni di oltre 6 volte grazie sia alle fusioni e acquisizioni con 41 società, sia alla crescita organica sostenuta dall’estrazione di sinergie, penetrazione dei mercati e investimenti di sviluppo”.
Alla luce dei traguardi raggiunti, sottolinea con soddisfazione Tommasi di Vignano, “Hera si candida per essere tra i maggiori beneficiari del necessario consolidamento del settore, incentivato da una regolazione sempre più stringente e dalla necessità di incrementare i flussi di investimento per ammodernare le infrastrutture del Paese”.
In questo scenario, pertanto, il modello multi-business è un “importante fattore competitivo, che continuerà ad essere valorizzato nell’arco del piano industriale”. Tre le ragioni alla base di questa convinzione.
In primo luogo, “offre visibili flussi di cassa grazie a una regolazione gestita dall’Authority nazionale (ARERA, ndr) che abbraccia tutto il portafoglio di business”. In secondo luogo, “facilita le operazioni di M&A sia con altre multi-utility sia con operatori mono-business”. Infine, “dà la possibilità di sviluppare dei progetti integrati (come nel caso del power-to-gas o dell’idrogeno), di fare cross-selling e di estrarre sinergie tra i diversi business”. Ciò si traduce inevitabilmente in una maggiore resilienza dei risultati economici, “come dimostrato dal lungo track record di crescita di Hera”.
E tale modello potrà beneficiare concretamente anche delle iniziative collegate al Next Generation EU. L’energia, l’idrico e l’ambiente gestiscono infatti infrastrutture strategiche chiave che, con adeguati e mirati investimenti, possono produrre crescita e ricadute positive sia in termini occupazionali sia in relazione alla transizione sostenibile in Europa.
“Hera, tra i principali operatori nazionali in questi business, proprio per la sua natura di multi-utility può contribuire significativamente a questa crescita” spiega il Presidente.
A conferma di ciò il fatto che il piano al 2024 prevede che il 60% degli investimenti e l’88% dell’incremento dell’Ebitda siano allineati alle politiche del Next Generation EU. L’assegnazione dei fondi europei, poi, “potrebbe dare un’ulteriore accelerazione a questi investimenti, determinando una crescita più veloce e importante in termini di ammodernamento e sviluppo delle infrastrutture rispetto a quanto previsto nel piano”.
Una remunerazione degli azionisti solida e in crescita
La crescita industriale è prevista produrre, per tutto il periodo del piano, “dei ritorni sul capitale investito superiori al costo del capitale finanziario, riflettendosi in un miglioramento continuo dei fondamentali della società” prosegue Tommasi di Vignano.
“Grazie a crescenti flussi di cassa e a una solida disciplina finanziaria, prevediamo di distribuire agli azionisti la creazione di valore generata con una politica del dividendo che offre una remunerazione in crescita per tutto l’arco di piano e che può essere rivista al rialzo in caso di sovraperformance rispetto ai target del piano industriale”.
E ciò, come peraltro avvenuto con la chiusura dell’esercizio 2020 in cui la generazione di cassa, che ha portato alla riduzione dell’indebitamento di 47 milioni, sarà distribuita già a partire dal 2021 – attraverso un dividendo in crescita pari a 11 centesimi per azione (rispetto ai 10,5 centesimi precedentemente previsti) – e per tutti gli anni del piano, fino a raggiungere i 13 centesimi per azione nel 2024 (rispetto ai 12,5 precedentemente previsti), con un incremento annuo di 0,5 centesimi.
La disciplina finanziaria ha portato S&P’s ad alzare il rating del Gruppo a BBB+ con outlook stabile, ovvero un notch meglio dell’Italia.
La creazione di valore condiviso
Infine, “coerentemente con la sua responsabile politica socio-ambientale e con la costante attenzione per i vari stakeholder, Hera si prefigge di incrementare progressivamente la creazione di valore condiviso”, ovvero quella parte di business che contribuisce attivamente al raggiungimento degli obiettivi globali di sostenibilità definiti dalle Nazioni Unite per il 2030.
Il Gruppo prevede infatti che l’Ebitda a “valore condiviso” arriverà a sfiorare nel 2024 il 50% del totale a quota 648 milioni (+42% rispetto a 459 milioni del 2019, il 42% del totale).
In questa direzione va anche la modifica dello statuto sociale che è stata approvata dall’ultima assemblea degli azionisti e che introduce lo ‘Scopo’ che guida le attività di Hera, ovvero “creare valore condiviso e svolgere le attività di impresa favorendo l’equità sociale e contribuendo alla rigenerazione delle risorse e alla resilienza del sistema dei servizi”.
Un’attenzione confermata anche, ricorda il Presidente, “dall’ingresso nel 2020 nel FTSE4Good e, ancor più, nel Dow Jones Sustainability Index, World e Europe, uno dei più autorevoli indici borsistici di valutazione della responsabilità sociale, come Industry leader tra le imprese a maggiore capitalizzazione nel mondo”.
I risultati del primo trimestre 2021
Come affermato da Tommasi di Vignano, “i risultati del primo trimestre 2021 testimoniano ancora una volta come Hera prosegua lungo il percorso di sviluppo sostenibile e profittevole indicato dal Piano Industriale, confermando la validità del nostro modello”.
L’Ebitda si è infatti attestato a 362 milioni, in aumento del 3,7% rispetto al primo trimestre 2020, grazie al contributo “della crescita organica che è riuscita a recuperare circa il 70% degli effetti negativi dovuti al clima mite e al lockdown imposto dalla pandemia che avevano caratterizzato lo stesso periodo dello scorso anno”.
L’Utile Netto è cresciuto a 132,2 milioni, mostrando un incremento del 6,2% – quindi superiore a quello dell’Ebitda – grazie al concorso positivo della gestione finanziaria e fiscale: il costo del debito è sceso al 2,9% (3,2% del 2020) mentre il tax rate è calato al 27,8% (28,8% del 2020).
Un’altra evidenza di peso nel quadro di questi risultati riguarda la forte generazione di cassa, con un Free Cash Flow più che triplicato a 150 milioni, in particolare “grazie ai benefici di un’efficace gestione del capitale circolante”. Il Debito netto è così calato a 3.078 milioni, con un rapporto PFN/MOL che è migliorato ulteriormente a 2,71x, sia rispetto all’analogo trimestre dello scorso anno (2,93x) sia rispetto al dato di fine 2020 (2,87x).
Questa forte generazione di cassa è “una solida premessa su cui fare leva anche in chiave prospettica, perché ci consente di continuare a valutare nuove opportunità di crescita per linee esterne avendo a disposizione una significativa ‘potenza di fuoco’, costantemente alimentata”.
E’ evidente come Hera abbia rafforzato i pilastri fondamentali della propria piattaforma competitiva, “non solo nel creare le premesse per ulteriore crescita organica e in vista della conclusione di nuove operazioni di M&A, ma anche negli investimenti dedicati all’innovazione e al rafforzamento della sostenibilità dei nostri asset”, come dimostra l’obiettivo di riduzione del 37% delle emissioni di CO2 entro il 2030. Un obiettivo, sottolinea il Presidente, “che la stessa SBTi conferma essere tra i più ambiziosi nell’ambito di quelli presentati dalle multi-utility italiane”.
I target al 2024: accelerazione degli investimenti ed equilibrato mix di crescita
Le priorità strategiche delineate nel piano si traducono in ambiziosi obiettivi economico-finanziari. Il Gruppo, infatti, ha fissato un target di Ebitda di 1,3 miliardi al 2024, con una crescita di 215 milioni rispetto al MOL 2019, distribuita su tutti i business del portafoglio.
Al raggiungimento del target contribuiranno sia la crescita organica per +135 milioni sia la crescita per linee esterne (M&A) per +80 milioni, in linea con l’equilibrato mix di crescita sperimentato da Hera nel suo lungo track record.
La crescita sarà supportata da un piano di investimenti per circa 3,2 miliardi, significativamente superiore (circa +40%) rispetto all’ammontare medio investito negli ultimi cinque anni. In particolare, crescerà il capitale dedicato allo sviluppo organico, per 2,9 miliardi, in aumento di +400 milioni rispetto al vecchio piano.
Le Reti rappresentano il principale destinatario degli investimenti del piano con circa 2,1 miliardi, di cui circa metà nel settore idrico. Un importante sforzo per rendere le reti più ‘intelligenti’ e resilienti, con il valore degli asset di proprietà previsti crescere fino a 3,72 miliardi (da 3,25 miliardi).
Grazie ad una regolazione stabile che rende visibili i ritorni sul capitale, l’Ebitda salirà a 532 milioni (+52 milioni) “considerando anche – precisa il Presidente – la fuoriuscita dal perimetro di riferimento delle reti cedute ad Ascopiave nell’ambito dell’acquisizione di EstEnergy e senza considerare il contributo delle gare gas, che potrebbero consentire di rafforzare la nostra presenza nei territori di riferimento a scapito degli operatori più piccoli”.
All’area Ambiente saranno destinate risorse per circa 700 milioni, focalizzate sullo sviluppo della capacità impiantistica per incrementare il numero di clienti industriali serviti e il volume di rifiuti trattati. Hera continuerà a “far leva sulla sua leadership a livello nazionale nel settore, beneficiando della strutturale mancanza di impianti nel Paese che ha permesso di consuntivare finora risultati resilienti, con prezzi in crescita, nonostante la pandemia e il fermo delle attività produttive”. Gli investimenti in nuovi impianti improntati al trattamento dei rifiuti in un’ottica di economica circolare contribuiranno all’incremento dell’Ebitda fino a 320 milioni (+56 milioni).
L’area Energy, con più di 300 milioni di investimenti, mostrerà la maggiore progressione tra i business del portafoglio, con l’Ebitda previsto crescere fino a 403 milioni (+97 milioni), grazie al dispiegarsi degli effetti dell’acquisizione di EstEnergy, riflessi già nei conti 2020, il principale operatore di vendita di energia nel Nord-Est del Paese.
Grazie a questa operazione “siamo oggi stabilmente il terzo operatore italiano nella vendita di gas ed energia elettrica per numero di clienti e ci candidiamo quindi per essere tra i maggiori beneficiari nella prossima liberalizzazione del mercato della maggior tutela” sottolinea Tommasi di Vignano.
L’accelerazione degli investimenti è resa possibile, oltre che dai positivi risultati trimestrali, anche dalla solidità patrimoniale e finanziaria della multi-utility, che lascia margine di manovra per eventuali ulteriori impieghi non previsti.
In arco di piano, infatti, è prevista la riduzione del rapporto PFN/Ebitda fino al 2,8x nel 2024 (rispetto al 3,0x nel 2019). La riduzione della leva finanziaria sarà supportata da una solida e crescente generazione di cassa: il flusso di cassa netto per azione mostrerà una crescita media annua del +10% per arrivare a 0,26 euro per azione.
Lo scenario del business
“I resilienti risultati finora registrati rappresentano una solida base e il prossimo biennio è atteso proseguire il percorso di crescita tracciato dal piano industriale”.
Nell’anno corrente, infatti, “prevediamo un recupero di almeno metà dell’impatto che il Covid ha avuto sui conti del 2020 (30 milioni, ndr) e un incremento dei volumi venduti di gas grazie alla migliore termicità del primo trimestre rispetto allo scorso anno e all’espansione della presenza sui mercati di ultima istanza”, spiega il Presidente.
La robusta accelerazione degli investimenti, dedicati per la maggiore parte ai settori regolati, avrà “positive ripercussioni sulla marginalità, incrementando il valore degli asset gestiti e ampliando le piattaforme di trattamento rifiuti, queste ultime pronte ad intercettare il rimbalzo della produzione di rifiuti industriali in un’ottica di economia circolare”.
In questo senso, Hera conta di potere avere un contributo dal versante M&A. “Prevediamo infatti – afferma il Presidente – di concludere entro giugno le trattative per l’acquisizione di tre società che operano nel trattamento dei rifiuti”.
Il gruppo bolognese, inoltre, si attende ancora un positivo contributo da EstEnergy, nel proseguimento delle attività di ottimizzazione e cross selling da cui si stimano 30 milioni di sinergie al 2024, di cui 9 già raggiunte nel 2020, e “dalle attività di efficienza energetica che avranno un ruolo crescente nel portafoglio di Hera grazie al forte incremento della domanda, supportata dagli incentivi fiscali”.
Il tutto, senza considerare i “prevedibili effetti positivi che i fondi del Next Generation EU dovrebbero avere sulla velocità con la quale si muove la nostra economia e sull’incremento degli investimenti nei settori presidiati”, conclude Tomaso Tommasi di Vignano.
Il parere degli analisti e il target price
Gli analisti che coprono il titolo Hera mostrano una quasi totalità di raccomandazioni positive, alla luce dei solidi fondamentali confermati anche dall’ultima trimestrale e dall’elevato potenziale di rialzo. Il prezzo obiettivo medio si attesta infatti a 3,96 euro, valore che esprime un upside potenziale del 16,1% rispetto all’ultimo prezzo di chiusura di 3,41 euro, che da inizio anno ha riportato un guadagno cumulato del 11,3% sovraperformando sia il Ftse Italia Utility (-0,7% YTD) sia il Ftse MIB (+10,8% YTD).