Mercati asiatici – Listini contrastati, tiene la Cina ma Giappone sottotono

Listini asiatici contrastati dopo la chiusura debole di Wall Street e all’indomani delle dichiarazioni della Fed.

La banca centrale americana, nel confermare una politica monetaria accomodante, ha lasciato invariati i tassi di interesse Usa tra lo 0% e lo 0,25% e il piano di acquisti di asset a 120 miliardi di dollari al mese.

L’istituto ha ribadito “l’impegno ad utilizzare la gamma completa di strumenti per sostenere l’economia degli Stati Uniti in questo momento difficile, promuovendo in tal modo i suoi obiettivi di massima occupazione e stabilità dei prezzi”.

I policy maker hanno tuttavia rivelato, nelle loro comunicazioni di giugno, che stanno iniziando una discussione sul ridimensionamento degli acquisti di asset mensili e si aspettano due aumenti dei tassi entro la fine del 2023, anticipando sostanzialmente la loro risalita rispetto a quanto reso noto tre mesi fa.

La Fed stima ora una crescita del Pil del 7% per il 2021 (contro il 6,5% di marzo), conferma un +3,3% per il 2022 e rivede al rialzo dal 2,2% al 2,4% la previsione per il 2023.

Intanto, sul forex, il cambio euro/dollaro si attesta a 1,2004 e il dollaro/yen a 110,63. Tra le materie prime, petrolio in frazionale ribasso con il Brent a 74,12 dollari al barile (-0,4%) e il Wti a 71,94 dollari (-0,3%). Oro a 1.818 dollari l’oncia (-2,3%).

Tornando ai listini asiatici, in Cina Shanghai e Shenzhen rispettivamente in parità e a +0,8%. Hong Kong a +0,1%.

Giappone debole con Nikkei a -1% e Topix a -0,6%.

Il tutto dopo le seguenti chiusure di ieri a Wall Street: Nasdaq (-0,2%), S&P500 (-0,5%) e Dow Jones (-0,8%).