Dopo lo stop alla trattativa con UniCredit per la cessione di Mps “sono state avviate le interlocuzioni con la Commissione Europea per ottenere una proroga che sia di durata adeguata e in questo momento non quantificabile”.
Lo ha affermato il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, nel corso di un’audizione alle commissioni Finanze di Senato e Camera.
“La permanenza sine die nel capitale della banca non è uno scenario ipotizzabile. Quindi a prescindere da quale sia la tempistica nuova da ridefinire della soluzione, la privatizzazione costituisce in ogni caso un punto di arrivo necessario. Il MEF è ancora incaricato di dismettere la partecipazione, anche tramite operazioni straordinarie”, ha aggiunto Rivera.
“Con la Commissione Europea dovrà essere affrontato anche il tema della rinegoziazione degli impegni previsti dalla decisione del 2017 che non sono stati pienamente rispettati e che riguardano in particolare la riduzione dei costi, riportando i medesimi su un livello di sostenibilità nel lungo periodo”, ha proseguito l’esponente del Tesoro.
“La modifica degli impegni richiederà delle ulteriori misure compensative a carico della banca, da definire e concordare con la Commissione, facendo affidamento sull’indispensabile supporto della banca che dovrà definire un nuovo piano che sia all’altezza di questo traguardo, tenendo conto sia delle note positive che si riscontrano nell’evoluzione dello scenario macroeconomico sia delle incertezze e dei rischi che tuttora caratterizzano il medesimo”, ha sottolineato Rivera.
Nell’ambito della rinegoziazione degli impegni con Bruxelles, “è presumibile che si renderà necessario procedere a un rafforzamento della struttura patrimoniale della banca mediante una operazione che sappia convincere il mercato sulla base di un piano solido e credibile che dimostri che la banca saprà cogliere le opportunità che deriveranno dalla revisione degli impegni e risponda in modo rassicurante ai risultati degli stress test dell’Autorità bancaria europea pubblicati a fine luglio”, ha riportato ancora l’esponente del MEF.
“In questo contesto, il Ministero è pronto a sostenere l’iniziativa e a fare la propria parte di azionista di controllo”, ha spiegato Rivera.
Il Tesoro studia un aumento di capitale a condizioni di mercato per Mps, in modo da evitare qualsiasi ipotesi di burden sharing. “Se non ci sono aiuti di stato non c’è burden sharing”, ha dichiarato l’esponente del MEF.
“Alla luce di quanto detto, si può affermare che vi sono i presupposti per condurre l’interlocuzione con la Commissione Europea sulla base di elementi oggettivi e in modo costruttivo, con cauto ottimismo”, ha affermato Rivera.
Nella trattativa su Mps, da parte del MEF e di UniCredit “è stato profuso il massimo impegno. Tuttavia il lungo confronto sui numeri e le grandezze ha reso riscontrabile che questo traguardo non poteva essere raggiunto né sul piano economico né sul piano giuridico”, ha illustrato l’esponente del Tesoro.
“La stima dell’aumento di capitale di Mps proposta da UniCredit è apparsa al Ministero eccessiva”, aggiungendo che si trattava di considerazioni “di carattere contabile che non apparivano giustificate da un’effettiva necessita di Mps. Sono emerse “divergenze di opinione su importi e sull’operazione nel suo complesso”, anche relativamente a “eventuali esuberi”, ha precisato Rivera.
“Il Tesoro non era condizione di debolezza nella trattativa con UniCredit, avevamo una scadenza al 31 dicembre ma era nota. Noi dobbiamo cedere la quota a condizioni di mercato e se non ci sono, non siamo obbligati a concludere”, ha precisato l’esponente del Tesoro.
“La procedura è stata aperta e competitiva. Si tratta di una banca con 1.400 filiali e 21 mila dipendenti, è necessario un soggetto rilevante”, ha specificato Rivera.
“Il Ministero continuerà a garantire che la banca sia gestita in modo efficiente e che rimanga patrimonialmente solida. Le strategie rimangono incentrate sulla valorizzazione della partecipazione statale, la salvaguardia del valore storico della banca e dei suoi livelli occupazionali e sull’ulteriore rafforzamento del sistema bancario italiano”, ha aggiunto ancora l’esponente del Tesoro, sottolineando che non ci sono discussioni per una sostituzione del Ceo e del cda.
“Non conosco quello che potrà essere l’utile del 2021 di Mps. Certamente sarebbe un’ottima notizia se davvero fosse poco sotto il miliardo. Ricordo, come ho detto, che nei primi sei mesi sono stati circa 200 milioni, vorrebbe dire un andamento favorevole al di la’ delle nostre attuali aspettative”, ha affermato Rivera.
“Noi crediamo sia necessario discutere di una proroga congrua. Con congrua intendo con un lasso temporale sufficientemente lungo per porre in essere delle ulteriori azioni di rafforzamento della banca e di miglioramento delle sue prospettive reddituali”, ha spiegato l’esponente del MEF.
“Occorre anzitutto consolidare un piano e il piano deve essere convincente per l’Autorità di Vigilanza che dovrà valutare le esigenze di capitale, la solidità della banca in prospettiva, per la Commissione Europea che dovrà parametrare, valutare la credibilità del piano rispetto agli obiettivi e vincoli richiamati ma soprattutto, sottolineo soprattutto, per il mercato. È essenziale che il piano sia convincente per gli investitori. Il Ministero è pronto a fare la sua parte ma è fondamentale che il piano sia attrattivo per il mercato e per altri investitori”, ha precisato Rivera.
“Nel piano che il management ha preparato è previsto un aumento di capitale. È molto probabile che l’aumento di capitale sia necessario anche dopo che questo piano sarà ulteriormente affinato e rivisto e ribadisco il Ministero fara’ la sua parte. Ora è presto per dire” quanto sarà tale aumento. All’esito della discussione sul piano, “si valuterà con i diversi interlocutori, l’Autorità di vigilanza, la BCE, la Commissione Europea quale sia l’entità necessaria. Anche per quanto riguarda naturalmente la riduzione dei costi o le prospettive di aumento di ricavo”, ha precisato l’esponente del Tesoro.