UniCredit starebbe valutando la riduzione di 3.000 posti di lavoro attraverso uscite volontarie nel nuovo piano strategico che presenterà il prossimo 9 dicembre.
L’indiscrezione, riportata da Bloomberg, è stata ripresa anche da Il Sole 24 Ore, secondo cui si tratterebbe di uscite riguardanti quasi interamente le strutture centrali, a partire dall’Italia.
Il tutto rientrerebbe nel processo di semplificazione e sburocratizzazione rimarcato più volte dal Ceo Andrea Orcel come pilastro fondamentale della strategia.
La razionalizzazione, aggiunge il giornale, dovrebbe concentrarsi soprattutto sulle attività di back-office, mentre non dovrebbe essere toccato il network commerciale, che il manager intende rilanciare con un piano di crescita rispetto alle masse.
L’uscita dei potenziali 3 mila dipendenti avverrebbe su base volontaria ed esclusivamente sotto forma di pre-pensionamenti, con scivoli fino a 7 anni. Gli esuberi comprenderebbero anche i tagli previsti nel network extra UE della banca, stimati in circa 5-600.
L’istituto, infatti, starebbe valutando una significativa riduzione della rete e dei dipendenti nelle proprie sedi estere per evitare duplicazioni. Gli interventi riguarderebbero anche il questo caso il back-office degli hub internazionali (le attività potrebbero essere chiuse o razionalizzate), mantenendo solo l’attività di relationship con i clienti.
Tranne poli di riferimento come New York, diverse sedi periferiche tra cui Atene, Tokyo e altre nel Far East e nel resto del Mondo potrebbero essere smantellate. Conseguentemente, attività come il trading dei Paesi extra Ue sarebbe concentrata a Milano, mentre le attività di tesoreria verrebbero suddivise tra la stessa Milano e Monaco, sede della controllata tedesca Hvb. Anche l’area rischi o la finanza verrebbero accentrate nei Paesi core.
Suddetti numeri non sarebbero definitivi e potrebbero essere accompagnati dall’assunzione di giovani. UniCredit ad oggi conta 87 mila dipendenti.
Intorno alle 10:40 a Piazza Affari il titolo guadagna lo 0,4% a 11,17 euro, mentre l’indice di settore cede lo 0,2 per cento.