Generali – Sale l’attenzione sulla governance dopo dimissioni di Caltagirone e Bardin

Sale sempre di più l’attenzione sulla governance di Generali dopo che Francesco Gaetano Caltagirone e Romolo Bardin (in rappresentanza della Delfin di Leonardo Del Vecchio) hanno deciso di rassegnare le dimissioni dal cda. Il rinnovo dell’organo amministrativo è fissato nell’assemblea del prossimo 29 aprile.

La decisione di Caltagirone è stata motivata richiamando un quadro nel quale la sua persona sarebbe “palesemente osteggiata, impedita dal dare il proprio contributo critico e ad assicurare un controllo adeguato”, facendo riferimento alle modalità di lavoro del cda e in particolare: alla presentazione e approvazione del piano strategico; alla procedura per la presentazione di una lista da parte del board; alle modalità di applicazione della normativa sulle informazioni privilegiate; all’informativa sui rapporti con i media e con i soci significativi, ancorché titolari di partecipazioni inferiori alle soglie di rilevanza.

Bardin, AD di Delfin, ha comunicato le proprie dimissioni facendo riferimento “alle modalità operative e ad alcune scelte del consiglio e dei comitati a cui partecipa, con particolare riguardo anche al processo di formazione della lista del cda”.

Il presidente Gabriele Galateri ha ribadito in entrambe le occasioni che la società ha sempre condotto la sua attività secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, nell’interesse di tutti gli stakeholder. “Principi, questi, a cui confermo ci si è sempre attenuti nei rapporti con tutti i consiglieri, senza eccezione alcuna e in ogni occasione”, ha spiegato Galateri.

Proprio per quanto riguarda la lista a cui sta lavorando il board uscente, secondo Il Sole 24 Ore domani sarebbe in programma una riunione del cda in cui verrà presentata una prima lista di oltre venti potenziali candidati alla carica di amministratore, con l’obiettivo di selezionare, entro metà marzo (in concomitanza con l’approvazione dei conti 2021) una rosa ristretta composta da 13-15 nomi. Il board uscente gode dell’appoggio di Mediobanca, titolare del 17,25% dei diritti di voto, di cui il 4,43% attraverso un contratto di prestito titoli.

L’idea è di dare ampio spazio agli indipendenti, di dare spazio a un significativa componente femminile e di mantenere una sorta di continuità rispetto all’attuale cda. Ragion per cui della lista dovrebbe far parte l’attuale Group Ceo, Philippe Donnet (sulla cui riconferma il cda uscente si è già espresso a maggioranza) e non è da escludere l’inserimento dell’attuale presidente, Gabriele Galateri, anche se una decisione formale non sarebbe ancora stata presa (c’è la possibilità di un candidato esterno).

In merito alle prossime mosse di Caltagirone e Del Vecchio, riuniti insieme alla Fondazione Crt in un patto di sindacato che raggruppa il 16,133% del capitale, avrebbero già scelto i loro nomi per le posizioni di presidente e Ad, ma su di essi vige il massimo riserbo, secondo quanto si apprende da La Repubblica.

Secondo Il Sole 24 Ore, tra i candidati sostenuti da Caltagirone e Del Vecchio figurano il numero uno di Poste Italiane Matteo Del Fante per la carica di Ad e i nomi di Sergio Balbinot, ex top manager del gruppo, e dell’ex ministro della Giustizia, Paola Severino, per la presidenza. Per quest’ultimo ruolo Il Corriere della Sera cita anche Patrizia Grieco, attuale presidente di Mps. Entro metà marzo si potrebbero conoscere i componenti della lista, che potrebbero essere tredici. I due azionisti si starebbero avvalendo di advisor.

Per quanto riguarda la strategia alternativa a quella presentata dall’attuale management lo scorso 15 dicembre 2021, Caltagirone e Del Vecchio, con l’ausilio di alcuni consulenti, punterebbero a mettere nero su bianco entro metà febbraio il loro piano industriale alternativo (insieme ai nominativi di chi dovrà implementarlo), i cui pilastri sarebbero stati individuati nell’asset management, nell’M&A, nelle aree geografiche chiave, nel ruolo dell’IT e nell’area finanza.

Sullo sfondo resta la posizione attendista della famiglia Benetton, che tramite Edizione detiene il 3,97% del capitale.

La vicenda è osservata da vicino anche dall’IVASS, che secondo quanto si apprende da Il Sole 24 Ore ha fatto sapere di “seguire con grande attenzione questa fase” poiché “interessata al buon funzionamento della compagnia e del mercato”.

Intorno alle 10:25 a Piazza Affari il titolo cede lo 0,4% a 18,37 euro, mentre l’indice di settore lascia sul terreno lo 0,3 per cento.