L’Unione Europea ha recentemente avviato la fase due del Next Generation Ue partendo dal programma Repower, adottato in via definitiva dal Consiglio Affari Generali riunito a Bruxelles, che verrà integrato nei piani nazionali di Ripresa e Resilienza con una maggiore flessibilità nella concessione di fondi, pur restando ferma la scadenza intoccabile del 2026.
L’obiettivo – come si legge nella nota diffusa dal Consiglio europeo – è rafforzare l’autonomia strategica dell’UE diversificandone l’approvvigionamento energetico e ponendo fine alla sua dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili russi.
In pratica, entro il 30 aprile prossimo, l’Italia e gli altri Stati membri potranno aggiungere un nuovo capitolo dedicato al piano REPowerEU ai rispettivi piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR) nell’ambito di NextGenerationEU, per finanziare investimenti e riforme chiave che contribuiranno al conseguimento degli obiettivi del piano REPowerEU.
Tra gli obiettivi principali, figurano l’aumento della resilienza, sicurezza e sostenibilità del sistema energetico dell’Unione mediante la necessaria riduzione della dipendenza dai combustibili fossili e la diversificazione dell’approvvigionamento energetico a livello dell’UE, anche potenziando la diffusione delle energie rinnovabili, l’efficienza energetica e la capacità di stoccaggio dell’energia.
Come riportato da Il Fatto Quotidiano, fonti qualificate che gestiscono il dossier Recovery hanno parlato di “buon senso” nel quantificare i margini di flessibilità che potranno essere concessi.
Trasferire un progetto dal Pnrr alla programmazione 2021-2027 della politica di Coesione, viene sottolineato, è possibile se ci sono impedimenti oggettivi (inflazione, o carenza di materie prime) che non consentono di rispettare il cronoprogramma del Piano. A quel punto i fondi destinati al progetto cancellato possono essere reindirizzati, sempre nell’ambito del Pnrr.
Ma in generale, richiama il quotidiano, l’esecutivo europeo nella comunicazione approvata per fare il punto sul Recovery – nella quale viene ricordato come finora siano stati erogati 144 miliardi di euro, 96 di sovvenzioni e 48 di prestiti – ha sottolineano che “gli Stati membri devono applicare le scadenze che si sono impegnati a rispettare nei loro piani”.
L’Ue inoltre ha confermato che sono 20 i miliardi di nuove sovvenzioni previsti, 2,7 dei quali andranno all’Italia.
Alle nuove sovvenzioni vanno poi aggiunti 5,4 miliardi che saranno trasferiti dalla Riserva di adeguamento della Brexit e una quota dei fondi di Coesione non spesi nel settennato 2014-2020 pari a 17,9 miliardi.
Ci sono poi, aggiunge il quotidiano, 225 miliardi di prestiti che l’Ue non ha erogato con il Next Generation. Chi non ha utilizzato l’intera quota che gli spettava ha tempo fino a fine marzo per inoltrare la richiesta alla Commissione. L’Italia, che ha usato tutta la sua quota, potrà farlo solo dopo aver atteso le richieste degli altri membri.
Si prospetta, quindi, un prossimo futuro particolarmente interessante per Nocivelli ABP che, in qualità di ESCo Company specializzata nella realizzazione di impianti tecnologici e nei servizi di facility management e tra i leader di settore a livello nazionale nelle operazioni di Partenariato Pubblico Privato (PPP) per la realizzazione di strutture pubbliche e ospedaliere, non esiterà a cogliere le opportunità delle nuove risorse del Piano italiano di Ripresa e Resilienza soprattutto nel contesto della transizione energetica.
Parallelamente a ciò, l’azienda bresciana presieduta da Bruno Nocivelli e guidata da Nicola Turra, potrà trarre beneficio dal nuovo codice appalti, approvato dal governo Meloni lo scorso 16 dicembre e che entrerà in vigore il 1° aprile 2023, che da un lato comprende nuovi requisiti più leggeri per i cosiddetti “settori speciali” (elettricità, gas, energia termica, acqua, tlc, trasporti ferroviari e aeroportuali) e dall’altro semplifica le regole che riguardano proprio il Partenariato Pubblico Privato.
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