Nel trimestre da poco concluso la domanda di gas in Italia è stata pari a 25,61 miliardi di metri cubi, in crescita dell’8,6% rispetto ai primi tre mesi del 2016. È quanto emerge dall’analisi dei dati consuntivi pubblicati da Snam Rete Gas (preliminari solo per marzo 2017). Nel 1° trimestre del 2017 l’andamento dei consumi di gas rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso è stato molto diverso a seconda dei mesi: +22% su base annua a gennaio, +7,7% a febbraio e -7,8% a marzo.
In particolare, nei primi tre mesi di quest’anno i consumi delle centrali termoelettriche sono aumentati del 18% rispetto al pari periodo 2016 soprattutto per il proseguire del fermo di alcune centrali nucleari francesi, che ha determinato un aumento dell’export dell’energia elettrica prodotta dagli impianti CCGT italiani verso la Francia. In aumento del 4,2% su base annua anche i consumi residenziali (pari a 14,35 miliardi di m3) e quelli industriali (+7% a/a).
Per quanto riguarda i volumi di gas immesso, nel 1° trimestre 2017 le importazioni, pari a 17,51 miliardi di m3, sono aumentate del 16,8% rispetto al medesimo periodo del 2016. In particolare, si segnala che sono quasi raddoppiate a quota 6,34 miliardi le importazioni dall’Algeria, che si posiziona non distante dai 6,73 miliardi (-9% su base annua) importati dalla Russia. In diminuzione, invece, sia le erogazioni dai sistemi di stoccaggio (-5,8% a/a) sia la produzione nazionale (-4,8% a/a).
COMMENTO
I consumi di gas dei mesi invernali pesano per oltre un terzo del totale annuo, soprattutto per la notevole richiesta del settore civile. Nel dettaglio, la domanda di gas del 1° trimestre 2017 incide per il 36,4% dei consumi complessivi registrati nel 2016 (70,4 miliardi di m3).
I dati del periodo in esame hanno quindi un impatto rilevante e positivo sui conti delle società quotate a Piazza Affari maggiormente esposte al business della vendita di gas in Italia: nell’ordine -per quota di mercato nel 2015- Eni (23,7%), Enel (10,6%), Edison (10,5%), Iren (4,1%), Hera (3,9%), A2A con Linea Group Holding (3,2%) e Ascopiave (1,5%).