Il Ftse Italia Banche chiude l’ottava con un pesante ribasso del 4,6% e facendo peggio dell’analogo europeo (-3,8%), zavorrando anche il Ftse Mib (-2,3%).
Sul mercato continuano a prevalere le preoccupazioni generate dallo scontro commerciale internazionale tra Stati Uniti e Cina, così come i dubbi sulle misure che il Governo intende predisporre per sostenere la crescita senza appesantire i conti pubblici nonostante le nuove rassicurazioni dei vari esponenti. A complicare le cose anche la crisi turca, con la valuta locale che viaggia sui minimi storici nei confronti del dollaro in scia al peggioramento dei rapporti con gli Stati Uniti.
In tale scenario lo spread si è impennato dapprima sopra i 250 pb per poi superare i 260 pb, penalizzando il comparto bancario. Il tutto proprio nella settimana in cui è terminata la tornata delle trimestrali.
Pesanti vendite tra tutti i titoli del listino principale, tra i quali Bper (-7,4%), che ha risentito anche dei deboli risultati trimestrali messi in luce. In rosso anche UniCredit (-4,3%), dopo lo scivolone di venerdì dovuto al fatto che la banca è quella italiana più esposta nel Paese turco dove è presente tramite la partecipata Yapi Kredi, che però pesa meno nel 2% sul giro d’affari del gruppo. Prima di questo, l’istituto aveva messo in luce dei buoni conti trimestrali (utile netto cresciuto dell’8,6% annuo a 1.026 milioni). Resistono nettamente meglio Ubi (-1%), grazie anche alla solida trimestrale evidenziata nei giorni scorsi, e Mediobanca (-1,2%), con gli azionisti del patto di sindacato che secondo alcuni rumor potrebbero rivisitare l’accordo.
Tra le Mid Cap male Mps (-4,9%), nonostante il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, in un’intervista abbia assicurato che lo Stato uscirà dal capitale nei termini concordati con la Commissione Europea. La banca, nel frattempo, sta procedendo con la seconda fase del de-risking.
Scivola Credem (-6,2%), dopo i risultati trimestrali che hanno evidenziato ricavi e margini in calo e i cui vertici hanno confermato la volontà di crescere per linee esterne , mentre resiste meglio Popolare Sondrio (-1,7%), i cui dati del trimestre hanno mostrato una crescita a doppia cifra dell’utile netto. In controtendenza Creval (+0,3%), i cui conti trimestrali hanno evidenziato un ritorno all’utile e il cui azionista Denis Dumont ha chiesto la convocazione dell’assemblea per revocare l’attuale cda e nominarne contestualmente uno nuovo. Inoltre, la banca ha siglato due partnership nella cessione del quinto dello stipendio e nel credito su pegno e ha avviato la creazione del proprio polo nel factoring.
Scatta Carige (+3,4%), che ha registrato le ennesime dimissioni in seno al cda e che nel frattempo avrebbe accelerato nella cessione della quota detenuta in Bankitalia e ha concesso un’esclusiva a Bain su un portafoglio da 400 milioni di Utp messo in vendita. Si segnala che l’agenzia Moody’s ha ridotto i rating della banca a causa dei problemi di governance e dopo la bocciatura arrivata dalla Bce al piano di conservazione del capitale, con il cda dell’istituto ligure che ha preparato una lettera di risposta ai rilievi evidenziati dall’Eurotower sui requisiti di capitale.
Contiene le perdite Banca Finnat (-1,1%), su cui Banca Imi ha confermato il ‘buy’ pur limando leggermente il target price da 0,70 euro a 0,67 euro.