Il Ftse Italia Banche chiude la prima settimana del 2019, caratterizzata da un’operatività ridotta per le chiusure festive di lunedì e martedì, con un rialzo del 2,7% e al di sotto dell’omologo europeo (+4%), trainando anche il Ftse Mib (+2,8%).
Ottimo debutto dunque per il settore creditizio, favorito dal rimbalzo dello scorso venerdì dopo le negative prime sedute del nuovo anno. Lo spread Btp-Bund, in questo inizio d’anno ha iniziato in area 250 pb, per poi allargarsi fino ad oltre 270 punti base per poi scendere sotto questa soglia (fonte Mts Markets).
Il differenziale di rendimento si è comunque mantenuto ben al di sotto dei 300 pb, dopo il compromesso trovato nelle scorse settimane tra Commissione Europea e Governo italiano sulla legge di Bilancio.
Tuttavia, a pesare in questo frangente sono soprattutto le preoccupazioni legate al rallentamento della crescita globale, a partire dalla frenata della secondo economia mondiale, la Cina, a causa dei dazi introdotti dagli Stati Uniti, anche se il mercato intravede la possibilità che si possa raggiungere un’intesa tra le due superpotenze dopo la notizia che le rispettive delegazioni si incontreranno oggi e domani a Pechino.
Inizio positivo per tutti i titoli del listino principale, sostenuto soprattutto dall’ottima performance registrata nell’ultima seduta dell’ottava appena archiviata. Scattano Mediobanca (+4,8%) e Banco Bpm (+4%), mentre Ubi, Intesa Sanpaolo e Ubi chiudono con rialzi compresi tra il 2% e il 3,5 per cento. Più arretrata Bper (+0,6%).
Stesso scenario sul Mid Cap con Credem (+5,4%), Popolare Sondrio (+3,3%), che a breve dovrebbe ricevere dalla Bce il via libera all’utilizzo dei modelli interni di rating. Più staccate Mps (+1,4%), che ha ulteriormente accelerato il de-risking con la cessione di 3,5 miliardi di crediti problematici, e Creval (+1,4%).
Tra le Small Cap riflettori puntati su Carige, con la Consob che ha disposto la sospensione delle negoziazioni per tutta la durata dell’amministrazione straordinaria, decisa dalla Bce lo scorso 2 gennaio per arrivare a una soluzione definitiva per la messa in sicurezza della banca. Il tutto dopo che l’assemblea dello scorso 22 dicembre non aveva dato il via libera all’aumento di capitale da 400 milioni per l’astensione dal voto del primo azionista, la Malacalza Investimenti, e le dimissioni successive della maggioranza del cda. La stessa famiglia Malacalza ha fatto sapere di non escludere la partecipazione ad un eventuale aumento, ma chiede chiarezza sul nuovo piano industriale, a cui i commissari straordinari (tra cui l’ex Ad Fabio Innocenzi e l’ex presidente Pietro Modiano) stanno già lavorando. De-risking, completamento del rafforzamento patrimoniale e ricerca di una potenziale aggregazione sono i pilastri del piano, insieme al rilancio commerciale della banca. Gli investitori intanto si interrogano sul futuro della banca dopo la fine dell’amministrazione straordinaria. Ottimo inizio per Banca Finnat (+3,1%).