Il Ftse Italia Banche chiude con uno scatto del 4,3% facendo meglio dell’omologo europeo (+3,3%), sostenendo anche il Ftse Mib (+1,6%).
Sullo sfondo restano le preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale, nonostante la presenza di elementi positivi come i passi avanti tra Usa e Cina sul fronte commerciale e il compromesso trovato tra Governo italiano e Commissione Europea sulla manovra economica.
Gli operatori hanno guardato con attenzione anche l’appuntamento cruciale per la Brexit. Il Parlamento britannico si è espresso martedì sera e ha bocciato con 432 voti l’accordo con l’UE.
Il comparto bancario, grazie anche al restringimento dello spread Btp-Bund in area 255 pb (fonte Mts Markets) e ai buoni risultati degli istituti americani, ha tentato un rimbalzo, dopo essere stato frenato, lunedì e martedì, dal fatto che l’attenzione del mercato è tornata a concentrarsi sulla copertura degli Npl da parte delle banche italiane.
Il tutto dopo l’indiscrezione di stampa circolata lunedì secondo la quale la Bce avrebbe raccomandato alle banche vigilate di arrivare a una graduale svalutazione dello stock dei crediti deteriorati e non solo dei nuovi flussi, come sembrava dalla linee guida sull’Addendum elaborato da Francoforte, in un orizzonte di medio periodo identificato entro il 2026.
I timori che anche alle banche ricevano direttive così stringenti avevano spinto le vendite sul comparto, anche se il tutto in realtà è trattato per il caso specifico di ciascun istituto sottoposto alla vigilanza della Bce, come aveva comunicato la stessa Authority lo scorso 11 luglio 2018.
Le principali banche, tuttavia, hanno mandato messaggi rassicuranti sul fatto che gli impatti di tali richieste saranno minimi.
Recuperano tutti i titoli del Ftse Mib, a partire dai big UniCredit (+5,8%), l’ultima in ordine di tempo a tranquillizzare sugli impatti poco significativi legati alle richieste della Bce, e Intesa Sanpaolo (+3,7%), passando per Banco Bpm (+3%), Ubi (+3,8%) e Bper (+2,2%), con tutti questi istituti che hanno rassicurato a loro volta sugli effetti poco significativi delle richieste della Bce.
Sul Mid Cap bene Credem (+1,4%), l’unica in controtendenza martedì, mentre risalgono Popolare Sondrio (+2,5%) e Creval (+1,4%).
Ancora lettera, anche se in misura nettamente minore rispetto alle due sedute precedenti, su Mps (-0,2%), dopo che la Bce, nella bozza di lettera Srep, ha chiesto all’istituto toscano “di implementare, nei prossimi anni (fino alla fine del 2026), un graduale aumento dei livelli di copertura sullo stock di crediti deteriorati in essere alla fine di marzo 2018, secondo una logica complementare alle indicazioni fornite nell’Addendum alle linee guida della Bce per le banche sui crediti deteriorati generati a partire da aprile 2018”.
Tra le Small Cap riflettori puntati sempre su Carige anche se temporaneamente sospesa dalle contrattazioni per decisione della Consob, in attesa dei prossimi sviluppi, a partire dal de-risking, dopo essere stata posta in amministrazione straordinaria e dopo il provvedimento del Governo a sostegno della banca. Tornano gli acquisti su Banca Finnat (+2,6%).