Prosegue in modo accelerato il lavoro di Carige per cercare di traghettare l’istituto al di fuori delle secche in cui si trova. Diversi i fronti su cui lavorano in parallelo i tre commissari. Oltre al mantenimento delle condizioni necessarie di liquidità, con la richiesta, attivata venerdì, della garanzia pubblica su due miliardi di bond di prossima emissione, i tre manager che tengono le redini di Carige si stanno personalmente attivando per la ricerca di un partner.
Secondo quanto riportato da “il Messaggero”, Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener stanno affiancando l’advisor Ubs nei sondaggi per arrivare a un’aggregazione. Sempre secondo la stessa fonte, la Bce avrebbe inviato lo scorso 19 dicembre una lettera in cui forniva all’istituto una tempistica delle azioni da intraprendere in vista di un merger.
Entro il mese di febbraio dovrebbero, secondo il calendario indicato da Francoforte, essere avviati i primi contatti per arrivare a una scelta del candidato entro metà aprile e poi partire con le negoziazioni vere e proprie.
Intanto, il Sole24ore pubblica una stima sui mezzi finanziari che dovrà reperire Carige per rendere i conti appetibili per potere attirare l’interesse di un partner.
Secondo i calcoli del quotidiano finanziario, servirebbero poco più di 500 milioni, dati dalla somma di 200 milioni di aumento di capitale più i 320 milioni necessari alla restituzione del bond sottoscritto dallo Schema Volontario del Fitd, che presenta un costo molto elevato.
Alla stima di 200 milioni il quotidiano arriva ipotizzando la cessione di altri 850 milioni di crediti deteriorati, che avrebbero un impatto sui coefficienti patrimoniali i quali andrebbero ripristinati.
Nonostante il drastico miglioramento e la pulizia fatta finora, Carige presenta un rapporto tra gli Npe netti e il totale crediti pari all’11,6%, considerando la stima dell’impatto delle recenti operazioni annunciate. Per portare tale livello alla media del sistema, pari al 6,5%, sarebbe necessario la cessione degli 850 milioni di crediti deteriorati precedentemente menzionati.
Il tutto considerando la richiesta effettuata dalla Bce nell’ambito delle richieste relative al Capital Conservation Plan, che vedeva richieste da parte della Bce di un Total Capital Requirement del 13,1% nel 2018, elevato al 13,75% per il 2019.