Il Ftse Italia Banche chiude l’ottava con un pesante ribasso del 3,5% e tenendo però molto meglio dell’analogo europeo (-5,8%), rallentando anche il Ftse Mib (-1%).
Sullo sfondo restano le preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale, in attesa che Stati Uniti e Cina possano effettivamente arrivare ad un accordo sulla questione commerciale, con l’intesa che potrebbe essere sancita durante un incontro verso fine marzo tra i due presidenti, Donald Trump e Xi Jinping.
Per quanto riguarda l’Italia, l’Istat ha confermato la stima del quarto trimestre 2018 che ha certificato l’entrata in recessione tecnica per l’economia italiana, portando la Commissione Europea ad abbassare le previsioni di crescita per l’Italia al +0,2% per quest’anno e l’Oce addirittura al -0,2 per cento.
Lo scorso giovedì la Bce ha mantenuto fermi i tassi di interesse e ha fatto sapere che resteranno sui livelli attuali almeno fino a fine 2019. Il presidente dell’Eurotower, Mario Draghi, ha sottolineato come siano state limate le previsioni di crescita dell’Eurozona per quest’anno e il prossimo, a causa di numerosi fattori potenzialmente negativi, inclusa l’Italia.
Sul comparto bancario, nonostante lo spread Btp-Bund ristrettosi in area 245 pb (fonte Mts Markets), alla fine sono prevalse le vendite in maniera significativa, soprattutto a causa dell’andamento delle ultime due sedute della settimana. Il settore ha beneficiato solo per un breve lasso di tempo dell’annuncio da parte della Bce del lancio di una nuova operazione di Tltro a partire da settembre 2019. Alla fine l’hanno avuta vinta i timori per un ulteriore rallentamento dell’economia.
In rosso quasi tutti i titoli del Ftse Mib, inclusa Bper (-4,9%), con il cda che ha approvato un’offerta pubblica di scambio sulle azioni di risparmio di Banco di Sardegna. Contiene il calo Intesa Sanpaolo (-1,8%), il cui Ceo Carlo Messina ha confermato gli obiettivi del piano al 2021 e con la banca che nel frattempo continua a lavorare sul de-rsking, mentre le principali fondazioni azioniste continuano a lavorare sulla lista da presentare il vista del rinnovo del cda.
Sul Mid Cap lettera su Credem (-5,4%), che ha ribadito di non essere interessata a Carige, Mps (-3%), Popolare Sondrio (-4,6%), che ha acquistato il 71% di Farbanca, e Creval (-3,6%), reduce comunque dalla corsa innescata dall’annuncio del ricambio al vertice, con l’uscita dell’Ad Mauro Selvetti e la contestuale nomina di Luigi Lovaglio.
Tra le Small Cap riflettori puntati sempre su Carige anche se temporaneamente sospesa dalle contrattazioni per decisione della Consob, con i commissari che la settimana scorsa hanno presentato il nuovo piano industriale al 2023, il quale prevede un aumento di capitale da 630 milioni, un target di Npe ratio lordo al 6-7% a fine 2019. Le offerte vincolanti per una possibile aggregazione sono attese entro aprile, con la Bce che vede di buon occhio anche l’ingresso di un fondo, anche se i potenziali investitori secondo rumor di stampa chiederebbero prima delle garanzie. Frenata per Banca Finnat (-1,7%).