In occasione della comunicazione dei conti relativi all’esercizio 2018, La Doria ha fornito le nuove guidance 2019-2021, rivedendo i target comunicati nel marzo del scorso anno nel piano industriale 2018-2021.
Stime che si basano su uno scenario macroeconomico peggiorato e tengono conto di una congiuntura di settore più sfavorevole contraddistinta, da una parte, da un quadro inflattivo dal lato del costo delle materie prime, dall’altro dal perdurare della pressione esercitata dalle catene distributive sui fornitori dal lato dei prezzi di vendita.
La società segnala che tale scenario è ancora più sfavorevole nel Regno Unito a causa della Brexit e degli effetti inflattivi prodotti dalla svalutazione della sterlina, e impone una revisione al ribasso in termini di fatturato e di marginalità rispetto alle precedenti stime.
I ricavi 2019 sono stimati a 691 milioni (precedente stima 712 milioni), l’Ebitda a 53 milioni (precedente target 65 milioni) con un Ebitda margin al 7,7% e l’utile netto a circa 26 milioni (precedente stima 34 milioni).
La posizione finanziaria netta è attesa negativa per 148 milioni (precedente stima 117 milioni) con un Gearing pari a 0,6 e un rapporto debiti/Ebitda di 2,8.
Nel 2021 è previsto un fatturato di circa 742 milioni (precedente stima 757 milioni), un Ebitda pari a 70 milioni (precedente target 79 milioni), con il relativo margine al 9,4% e l’utile netto a circa 35 milioni (precedente target 43 milioni).
La posizione finanziaria netta è stimata negativa per 101 milioni (precedente stima 66 milioni) con Gearing a 0,3 e un rapporto debiti/Ebitda di 1,5.
Il CdA ha confermato le linee guida strategiche delineate a marzo 2018 ovvero:
- espandere le linee di prodotto a più alto valore aggiunto e redditività quali i sughi pronti;
- sviluppare il segmento premium e bio;
- ampliare l’estensione geografica del mercato in aree con potenziale di sviluppo o sotto rappresentate e rafforzare le posizioni nei mercati storici del gruppo;
- dare esecuzione all’ingente piano quadriennale di investimenti, varato nel 2018, che prevede risorse per circa 115 milioni di euro e che è volto all’aumento della capacità produttiva e allo sfruttamento delle economie di scala, all’ottimizzazione dell’assetto produttivo, all’aumento dell’efficienza industriale e logistica e alla riduzione dei costi;
- valutare opportunità di crescita per linee esterne in un settore, come quello alimentare italiano che presenta ancora un elevato grado di frammentazione.