I titoli Mps hanno reagito positivamente a Piazza Affari ai rumor di stampa relativi a un progetto di creazione di una bad bank nella quale fare confluire un pacchetto da 7/8 miliardi di crediti deteriorati dell’istituto di credito senese.
Le azioni della banca guidata da Marco Morelli hanno infatti aperto la seduta in rialzo, in controtendenza rispetto agli altri titoli bancari quotati a Piazza Affari. Dopo avere toccato un massimo di 1,65 poco prima delle 10:00, le azioni hanno ripiegato a 1,63 euro attorno alle 11:45 (-0,2%). Una performance comunque superiore all’indice di settore Ftse Italia Banche, che cede l’1,9 per cento.
Secondo quanto riportato dalla stampa, i vertici della banca starebbero studiando l’ipotesi della creazione di una bad bank nella quale fare confluire un portafoglio da 7/8 miliardi di crediti deteriorati. Secondo i dati al 30 giugno, infatti, Mps, nonostante i miglioramenti registrato negli ultimi anni, presenta ancora un livello di crediti deteriorati rispetto al totale crediti del 16,3%, che però scenderebbero al 14,3% includendo anche le dismissioni di Utp non ancora concluse ma per le quali Mps ha ricevuto un’offerta vincolante.
Un livello comunque ancora troppo elevato e l’obiettivo del management sarebbe portare l’esposizione al di sotto della soglia del 10% per rendere la banca più appetibile in vista dell’uscita del Tesoro dal capitale.
L’operazione mostre da 24 miliardi di Npl cartolarizzati nel 2018 riguardava per la maggior parte sofferenze. Ora, invece, l’attenzione si concentra sugli Utp.
Secondo quanto riportato, la controparte disposta ad acquisire il pacchetto potrebbe essere la Sga, la società di servicing del Tesoro.
L’operazione, tuttavia, non si presenta semplice e dovrebbe ricevere il via libera dalle autorità europee. Il piano di ristrutturazione approvato dalla Commissione Europea e dalla Bce per dare il via libera alla ricapitalizzazione della banca non prevede infatti che possa essere iniettato nuovo denaro pubblico, in caso si rendesse necessaria una copertura delle perdite in seguito al de-risking, e al contempo pone dei vincoli nelle cessioni di asset.