Obbligazioni – Btp in contromano

Il ventilato annuncio della rinuncia di Di Maio alla guida politica del Movimento 5 Stelle, le nuove defezioni di parlamentari in fuga verso il “gruppo misto”, l’impasse del Governo sulla riforma della prescrizione sono tutti segni evidenti di una coalizione che manifesta tutte le sue fragilità proprio alla vigilia della prova elettorale di domenica.

Il magma che sta al governo e quello parimenti densamente fluido dell’opposizione impediscono di intuire lo scenario futuro più probabile e i mercati ne evidenziano immediatamente la gravità secondo la teoria che l’incertezza è il peggiore tra quelli che gli operatori sono disposti a tollerare.

Così, in un contesto che vede tutti i tassi dei benchmark principali flettere al ribasso, i rendimenti italiani si muovono controcorrente lungo l’intera curva e fanno segnare sul tratto più lungo uno spread contro Bund che torna pericolosamente a 165 punti base.

Il parziale recupero mattutino delle Borse sul ridimensionamento del pericolo sanitario non è tale da invertire il maggior appeal al momento degli asset a minor rischio e questo forse perché il discorso trionfale di Trump a Davos, appuntamento che aveva viceversa disertato un anno fa, ha di fatto decretato il fallimento prematuro della priorità del tema ecologista abbinato al capitalismo più tradizionale che l’America senza ombra di dubbio rappresenta non solo nell’immaginario collettivo, ma nella cruda realtà.

Il Presidente americano si è potuto presentare sul palco internazionale con argomenti e un track-record da vincente suggellato ieri dalla capitolazione francese sulla Web tax a difesa del proprio emblema più sciovinista dopo la Tour Eiffel: lo champagne.

Nel mirino adesso Inghilterra e Italia che difficilmente potranno evitare di fare marcia indietro: la prima ormai agli sgoccioli della Brexit e attirata dal conclamato abbraccio possente già aperto degli Stati Uniti, la seconda troppo piccola per poter competere contro la strategia vincente del “divide et impera” che Trump è riuscito ad applicare frazionando le forze di un fronte opposto che si è mostrato incapace di unitarietà fin da principio.

Dollaro, franco svizzero e oro continuano a evidenziare la rispettiva forza relativa, mentre ancora una volta gli spread dei corporate high-yield rimarcano la direzione del proprio corso con il target dei 300 punti base ormai raggiunto dai titoli in euro e la ricorsa in atto di quello in dollari pure in questo contesto più confuso delineatosi in queste ultime sedute.