Mercati – Altra giornata di forti vendite a causa del virus, Milano a -3,6%

I listini europei chiudono in profondo rosso anche l’ultima settimana di febbraio, in linea con l’andamento di Wall Street, in scia alle crescenti preoccupazioni per la diffusione del coronavirus a livello mondiale.

Il Ftse Mib termina con un calo del 3,6% a 21.984 punti, in forte ribasso come il Dax di Francoforte (-3,9%), il Cac 40 di Parigi (-3,4%), il Ftse 100 di Londra (-3,4%) e l’Ibex 35 di Madrid (-3,1%).

Oltreoceano arretrano anche Dow Jones (-2%), S&P 500 (-1,6%) e Nasdaq (-0,6%), già reduci dalla peggior seduta dal 2011 e alla settima giornata consecutiva in rosso, pronti ad archiviare la settimana più nera dalla crisi del 2008.

I mercati restano schiacciati dai timori che l’epidemia possa ulteriormente diffondersi e ripercuotere i propri effetti sulla crescita, come anticipato da diversi analisti.

L’OMS ha alzato il rischio del coronavirus da “elevato” a “molto elevato” e l’esponente della Fed James Bullard ha dichiarato che un taglio dei tassi potrebbe rendersi necessario nel caso di pandemia. Da registrare inoltre le dichiarazioni del membro della Casa Bianca Mick Mulvaney, che ha criticato i media ma ha affermato che le scuole e i trasporti statunitensi subiranno probabilmente chiusure e variazioni a causa dell’epidemia.

In precedenza, Goldman Sachs e JPMorgan hanno tagliato a zero le stime di crescita dei profitti delle società statunitensi per il 2020, così come Citigroup a livello globale. Bank of America prevede un incremento del Pil mondiale sotto il 3% per la prima volta dal 2009. Pure il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, ha dichiarato che l’economia tedesca potrebbe mancare le previsioni di crescita già ridotte per quest’anno a causa dell’epidemia di coronavirus.

Sul Forex, l’euro/dollaro oscilla in area 1,10 mentre il clima di incertezza continua a favorire lo yen, trascinando il cambio con il biglietto verde a 108,3 e il cross con l’euro in area 119,1. Nel primo pomeriggio sono stati diffusi i dati americani di gennaio su scorte all’ingrosso (-0,2% mensile) e reddito e spesa personali (+0,6% e +0,2%), oltre all’inflazione tedesca (+1,7% su base annua).

Tra le materie prime l’oro rifiata e torna a 1.587 dollari l’oncia dopo il recente rally che l’ha spinto fin quasi a 1.690 dollari. Non si arresta la discesa delle quotazioni del greggio con il Brent (-4%) a 49,7 dollari e il Wti (-5,4%) a 44,6 dollari al barile, indirizzati verso il peggior calo settimanale degli ultimi quattro anni a causa dei timori per la domanda.

Sull’obbligazionario, invece, lo spread Btp-Bund si attesta a circa 171 punti base, in rialzo di 10 bp, con il rendimento del decennale italiano in risalita all’1,11 per cento. Il T-Bond a 10 anni vede invece il suo rendimento ridursi all’1,7 per cento.

Tornando a Piazza Affari, chiudono in territorio negativo tutti i titoli del Ftse Mib eccetto Amplifon (+2,6%), Prysmian (+0,4%) e Juventus (+0,2%). Sottotono in particolare le utilities Snam (-5,9%) ed Hera (-5,7%). In calo anche Eni (-5,1%) dopo la presentazione dei risultati 2019 e del nuovo piano strategico.