“Sono sicuro che l’assemblea di fine mese approverà la trasformazione in Spa, in caso contrario il tema tornerà comunque sul tavolo. Però l’aumento di capitale va fatto e se lo faremo con la struttura della cooperativa corriamo un rischio altissimo: di sicuro ci sarà una forte pressione sul titolo e non si può escludere che qualche fondo faccia un’offerta aggressiva soggetta alla trasformazione in Spa”.
Lo ha affermato in un’intervista a il Sole 24Ore Carlo Ferraresi, direttore generale di Cattolica.
Il manager ha parlato anche di Warren Buffett, socio della compagnia con il 9,047%, con cui sono stati intensificati i contatti e che, dopo il no iniziale, adesso “voterebbe a favore” dell’aumento di capitale da 500 milioni, aggiungendo: “Sono anche certo che voterà a favore della trasformazione in Spa.
A proposito del futuro ingressi di Generali, Ferraresi ha spiegato che la compagnia triestina “si è dimostrata fin da subito genuinamente interessata all’operazione, dimostrando rispetto per la compagnia. Basti pensare che la proposta verrà votata a fine luglio e diventerà operativa nella primavera del 2021. E poi ha garantito due elementi cardine: la tutela delle persone e la valorizzazione della società.
In aggiunta ci riconoscono un valore molto superiore ai corsi di Borsa prima dell’annuncio. Mi riferisco ai 5,55 euro a cui verrà eseguito l’aumento di capitale, che ha rappresentato un premio elevato, tanto da posizionarsi sopra il diritto di recesso e a un livello superiore a quanto Cattolica trattava.
L’opzione Generali è la migliore opzione possibile. L’aumento di capitale dobbiamo farlo, ce lo ha imposto l’IVASS e con tempistiche strette. Tutti quelli che si sono avvicinati al dossier avevano posto come condizione la trasformazione in Spa.
La solidità di Generali, poi, è indiscussa e, in una fase come questa, avere un partner commerciale e industriale del calibro di Trieste ci offre più garanzie”, ha aggiunto Ferraresi
Riguardo all’interesse di Vittoria, il Dg ha sottolineato che “la loro base di partenza era molto più bassa. Da parte loro però non c’è stata un’offerta formalizzata. I colloqui andavano avanti da marzo, ma c’erano dei nodi ancora irrisolti ed erano legati ai parametri di valutazione delle società. Tanto che la proposta abbozzata da Vittoria era di gran lunga più penalizzante per soci e azionisti”.