Continuano a rincorrersi i rumor sulla privatizzazione di Mps, con il Tesoro (primo azionista con il 64,2% del capitale) che in base agli accordi presi nel 2017 con le autorità europee dovrebbe uscire dal capitale entro fine 2021.
Intorno alle 12:50 a Piazza Affari il titolo lascia sul terreno il 2,4% a 1,20 euro, mentre l’indice di settore cede lo 0,5 per cento.
Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, una possibile cessione a UniCredit al momento appare lontana a cause di differenze di vedute sul prezzo.
Il quotidiano torna anche sull’ipotesi del cosiddetto “spezzatino”, che però potrebbe assumere contorni concreti solo se ci fosse un operatore pivot nell’operazione, che rilevi la banca senese in blocco e poi in un secondo momento proceda con la cessione di specifici perimetri di asset.
Il giornale cita anche una terza possibilità, ovvero la separazione tra una good bank da mettere sul mercato e una bad bank che resterebbe in capo al Tesoro. Anche questa opzione richiederebbe tempi lunghi.
Tuttavia, Il Sole 24 Ore non esclude l’ipotesi che il Governo decida di ricapitalizzare Mps con 2 miliardi di fondi pubblici per poi trattare con l’UE una proroga dei termini per l’exit.
Inoltre, nel caso di un cambio dell’assetto azionario della banca toscana, ci sarebbe un’opzione put da circa 1 miliardo a favore della compagnia francese Axa nell’ambito della bancassurance, di cui dovrebbe farsi carico l’eventuale compratore o lo Stato venditore.
Il quotidiano ricorda che ai tempi del salvataggio di Stato, Mps aveva rinegoziato il contratto pluriennale di bancassicurazione con Axa, la quale aveva investito nella banca (anche, pro-quota, in sede di aumento di capitale della banca toscana).