Sale ulteriormente l’attenzione del mercato sulla governance di Generali, dopo che nella riunione di ieri i consiglieri non esecutivi hanno preso atto della disponibilità del Group Ceo, Philippe Donnet, a ricoprire la carica di amministratore delegato per un terzo mandato.
“Alla luce di ciò, i consiglieri non esecutivi a maggioranza hanno espresso apprezzamento per il lavoro svolto e i risultati conseguiti da Philippe Donnet, accogliendo favorevolmente tale disponibilità in vista, nel caso in cui il consiglio uscente proceda alla presentazione di una lista per il rinnovo del board, di una sua inclusione nella citata lista con il ruolo di Ad anche per il prossimo mandato”, si legge in una nota.
Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, su un totale di 12 consiglieri non esecutivi, tre sarebbero contrari al terzo mandato di Donnet al timone della compagnia triestina: Francesco Gaetano Caltagirone, Romolo Bardin e Paolo Di Benedetto, mentre Sabrina Pucci si sarebbe astenuta.
Un quadro più chiaro lo si avrà nel cda fissato per il prossimo 27 settembre, dove, se gli equilibri non muteranno, sarà dato il via libera alla lista del board uscente in vista del rinnovo dell’organo amministrativo. La riunione dovrebbe essere preceduta da un comitato nomine in cui sarà illustrato l’iter per la presentazione della lista su cui bisognerà esprimere un parere.
Su questo fronte però c’è una diversità di vedute tra gli azionisti storici del Leone di Trieste.
Da un lato c’è Mediobanca (primo socio con il 12,93% del capitale), che, anche alla luce delle modifiche alla governance apportate l’anno scorso, che ritiene che la sede più giusta per un confronto è proprio il cda.
La banca di piazzetta Cuccia sarebbe favorevole alla riconferma di Donnet, anche alla luce dei risultati economico-finanziari, di solidità (centrati i target dei piani industriali) e di remunerazione dei soci raggiunti negli ultimi anni nonostante il difficile contesto economico, oltre alla logica opportunistica seguita sul fronte M&A che ha permesso di crescere senza assumere rischi eccessivi. Dello stesso avviso sarebbe la famiglia Boroli-Drago, azionista di Generali con l’1,2% del capitale.
Sull’altro versante c’è l’asse Francesco Gaetano Caltagirone-Leonardo Del Vecchio (rispettivamente secondo e terzo azionista con il 5,95% e il 5% del capitale), che hanno stipulato un patto di consultazione sull’11% del capitale in vista del rinnovo dell’organo amministrativo.
I due imprenditori, che potrebbero presentare una propria lista, sarebbero favorevoli a un ricambio al vertice per accelerare nella trasformazione digitale e nella crescita dimensionale della compagnia triestina, soprattutto oltreconfine, con un approccio diverso sul fronte M&A.
Il patto sarebbe eventualmente “aperto a eventuali altri azionisti di Generali con il consenso di entrambe le parti a condizione che la loro sottoscrizione del patto stesso non faccia sorgere un obbligo di Opa o richiedere una preventiva autorizzazione alle autorità competenti”.
Secondo indiscrezioni riportate da Il Corriere della Sera, anche la Fondazione Crt, socio di Generali con l’1,4% del capitale, potrebbe entrare nel suddetto patto. L’ente torinese punterebbe addirittura ad arrotondare la propria quota, portandola al 2%, per poi conferirla nel patto.
Secondo Il Sole 24 Ore, invece, la fondazione piemontese non avrebbe ancora preso alcuna decisione sulla possibilità o meno di aderire al patto di consultazione. Una valutazione in proposito verrà fatta nuovamente nelle prossime settimane.
Sempre secondo Il Corriere della Sera anche la famiglia Benetton, che tramite la holding Edizione detiene il 3,97% del capitale di Generali, potrebbe entrare nel patto. MF, invece, riporta che la strategia di Edizione, al momento, è quella di mantenere una posizione attendista su come evolverà la questione per poi decidere come schierarsi.
Tuttavia, un ruolo decisivo potrebbe giocarlo il mercato, che detiene oltre il 70% del capitale (il 40,3% è in mano a investitori istituzionali, il 23,97% al retail e il 7,7% da altri investitori). Una lista sarà presentata anche da Assogestioni.
Le liste andranno depositate entro marzo 2022 e, in linea teorica, secondo quanto riporta Il Sole 24 ci sarebbe tutto il tempo necessario per appianare le divergenze. L’assemblea per il rinnovo del board si terrà nella primavera del 2022.
Intorno alle 10:30 a Piazza Affari il titolo guadagna lo 0,8% a 17,74 euro, mentre l’indice di settore sale dello 0,7 per cento.