La privatizzazione di Mps starebbe entrando nella fase decisiva, con il Tesoro, primo azionista della banca senese con il 64,2% del capitale, e UniCredit che vorrebbero prendere una decisione già entro il prossimo 27 ottobre, quando il cda della stessa UniCredit si riunirà per approvare i conti del terzo trimestre 2021.
Le condizioni poste da UniCredit a luglio per considerare l’acquisto di “parti selezionate” di Mps potrebbero richiedere che lo stato inietti più di 7 miliardi nella banca toscana (rumor precedenti parlavano di 2,5-3 miliardi) nel caso l’istituto guidata da Andrea Orcel dovesse acquisire il più grande perimetro possibile, permettendo a Roma di mettere fine ai problemi dell’istituto senese, secondo quanto riporta Reuters. Il tutto anche in funzione degli eventuali accordi con Bruxelles.
In particolare, secondo quanto si legge su La Repubblica, Orcel avrebbe chiesto 5 miliardi di di dote al Tesoro per rilevare la banca toscana, e 2,3 miliardi di benefici fiscali.
UniCredit aveva accettato a fine luglio di trattare con il MEF su Mps a condizione che l’operazione abbia un impatto sulla posizione patrimoniale e assicuri una crescita dell’utile per azione di almeno il 10 per cento.
UniCredit aveva poi specificato che non prenderà in carico i crediti deteriorati di Mps, pari a poco oltre 4 miliardi, oltre che i crediti valutati a rischio di deterioramento, e tutti i rischi legali non ordinari.
Il perimetro che dovrebbe essere rilevato da UniCredit dovrebbe escludere Mps Capital Services, Mps Leasing and Factoring, il Consorzio operativo e 300 filiali, di cui la gran parte ubicate nel Sud (che in gran parte potrebbe essere rilevati dal Mediocredito Centrale). Dovrebbe includere invece la banca online Widiba e la rete di sportelli del Centro-Nord.
Tuttavia, il Tesoro, non vedendone la necessità non avrebbe richiesto alle autorità europee una proroga di sei mesi (come riportato da indiscrezioni di stampa) delle tempistiche per la privatizzazione della banca senese, attualmente prevista entro fine 2021 in base agli accordi presi nel 2017.
Per quanto riguarda la ricapitalizzazione di cui necessiterebbe Mps, secondo MF andrebbero a fare fronte ai potenziali rischi legali e agli oneri di ristrutturazione. Il piano industriale stand alone varato nei mesi scorsi dai vertici della banca toscana prevede 2.700 esuberi in cinque anni (di cui circa 1.000 quest’anno) ma al momento non ci sarebbe stati passi concreti. La potenziale operazione di de-risking da circa 8 miliardi che vedrebbe coinvolta AMCO avverrebbe a valori vicini a quelli contabili.
Secondo indiscrezioni riportate da Il Messaggero, invece, il Ceo di UniCredit Andrea Orcel, avrebbe posto un aut aut alla controparte: term sheet (accordo quadro) entro il 27 ottobre (giorno del cda della trimestrale), rinviando l’execution ai mesi successivi, oppure l’istituto potrebbe abbandonare il tavolo. Orcel sarebbe pronto a presentare il nuovo piano al 2025 entro novembre anche senza Mps, aggiunge il quotidiano.
Secondo il giornale romano, UniCredit avrebbe chiesto un adeguamento della copertura sui crediti, esuberi, Dta e 300 filiali in meno.
Per quanto riguarda la possibile struttura de rafforzamento patrimoniale, secondo quanto riporta Reuters, ci sarebbe l’ipotesi di un aumento di capitale in opzione ai soci e con offerta a terzi dell’inoptato, chiarendo che parte dell’offerta dovrà essere sottoscritta da investitori di mercato per rispettare la disciplina europei sugli aiuti di Stato.
UniCredit dovrebbe poi finanziare l’acquisizione del compendio con l’emissione di nuove azioni, rendendo il Tesoro suo azionista. Il concambio consentirebbe inoltre a eventuali nuovi azionisti di Mps entrati in fase di aumenti di ricevere titoli UniCredit.
La parte residua di Mps potrebbe andare a Fintecna, società a controllo pubblico, comprensiva dei rischi legali e di almeno parte degli immobili storici di Siena, secondo l’agenzia.
Intorno alle 10:45 a Piazza Affari le azioni Mps guadagnano lo 0,1% a 1,08 euro, mentre i titoli UniCredit viaggia sulla parità a 11,70 euro. L’indice di settore cede lo 0,6 per cento.