Mercati – Milano la peggiore (-4,2%) nel giorno della Bce, sale lo spread Btp-Bund

I listini europei chiudono in calo in seguito all’inattesa svolta restrittiva della Bce e Wall Street procede in ribasso dopo i dati sui prezzi al consumo, in accelerazione per il sesto mese consecutivo, mentre prosegue l’attacco russo in Ucraina.

Il Ftse Mib di Milan termina in ribasso del 4,2% a 22.886 punti. Negativi anche il Dax di Francoforte (-2,9%), il Cac 40 di Parigi (-2,8%), il Ftse 100 di Londra (-1,5%) e l’Ibex 35 di Madrid (-1,2%). Oltreoceano, perdono terreno Dow Jones (-1,4%), S&P500 (-1,5%) e Nasdaq (-2,2%).

La Bce ha lasciato i tassi di interesse invariati e ha annunciato a sorpresa che accelererà il ritiro degli stimoli monetari. Gli acquisti netti mensili nell’ambito del programma APP ammonteranno a 40 miliardi ad aprile, 30 miliardi a maggio e 20 miliardi a giugno e il programma potrebbe terminare nel terzo trimestre laddove le prospettive di inflazione non dovessero indebolirsi. La calibrazione del piano sarà guidata dai dati e rifletterà la valutazione in evoluzione delle prospettive.

L’Eurotower ha inoltre alzato la stima di inflazione per il 2022 al 5,1% (2,1% nel 2023) e ha abbassato quella sulla crescita del pil a 3,7% nel 2022 (2,3% nel 2023).

L’istituto ha precisato che eventuali adeguamenti dei tassi di interesse di riferimento avverranno qualche tempo dopo la fine degli acquisti netti nell’ambito del Paa e saranno graduali. La Bce ha dunque deciso di intervenire per contenere le pressioni sui prezzi, mantenendo al tempo stesso un atteggiamento cauto per via dell’incertezza legata all’invasione russa dell’Ucraina, uno “spartiacque per l’Europa”.

La presidente Christine Lagarde ha precisato che i rischi per l’outlook sono sensibilmente aumentati e che la crescita rimarrà debole nel primo trimestre, mentre è sempre più probabile che l’inflazione si stabilizzi al suo obiettivo del 2% nel medio termine.

Archiviata la Bce, la prossima settimana sarà il turno della Fed, che verosimilmente alzerà i tassi di 25 punti base. Nel frattempo, gli operatori valutano gli ultimi dati sull’inflazione statunitense, che ha accelerato in linea con le attese al 7,9% tendenziale a febbraio (+0,8% la variazione mensile), anche se i dati si riferiscono a prima della recente impennata delle materie prime innescata dalle sanzioni contro la Russia.

In lieve aumento le richieste settimanali di disoccupazione 227 mila unità, mentre in Italia l’indice dei prezzi alla produzione a gennaio ha registrato un balzo del 12,4% mensile e del 41,8% annuo.

Per quanto riguarda le tensioni belliche, l’incontro odierno svoltosi in Turchia tra il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov e il suo omologo ucraino Dmytro Kuleba è terminato con un nulla di fatto, anche se le parti hanno deciso di continuare i colloqui in questa forma.

Sul Forex l’euro/dollaro scende a 1,10 e il cambio tra biglietto verde e yen si attesta a 116,1. Tra le materie prime rallentano nel corso della giornata le quotazioni del greggio, con il Brent (+1%) a 112,3 dollari e il Wti (+0,3%) a 109,0 dollari. Gli Emirati Arabi Uniti hanno chiesto all’Opec+ di aumentare la produzione più rapidamente per alleviare le turbolenze sui mercati energetici.

Sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund si amplia a 163 punti base, con il rendimento del decennale italiano in aumento di oltre 20 punti base all’1,9% in scia ai toni restrittivi della Bce. In mattinata, il Tesoro ha assegnato nell’asta odierna Bot annuali per 6 miliardi, con rendimento in diminuzione a -0,436%.

Tornando a Piazza Affari, fra le big cap prevalgono le vendite, soprattutto su Azimut (-11%), Iveco (-7,7%), Intesa (-7,6%) e Bper (-7,5%), mentre chiudono in positivo Leonardo (+1,5%) prima dei conti, Tenaris (+1,6%) e Telecom Italia (+3,3%).