Lu-Ve – Fatturato a 492 mln nel FY 2021 (+22,6%) e portafoglio ordini oltre 180 mln (+134%)

Nel 2021 il fatturato del gruppo Lu-Ve è stato pari a 492 milioni (+22,6%
rispetto all’esercizio 2020; a cambi costanti il fatturato sarebbe cresciuto del 23,5%).

Nel periodo la crescita organica del fatturato prodotti (+23%), più che doppia rispetto alla media degli ultimi cinque anni e allo stesso tempo una crescita consistente del portafoglio ordini fino a 180,2 milioni (+134%) hanno beneficiato dell’andamento degli ordinativi a partire dal secondo trimestre 2021, grazie alla generale ripresa post pandemia e agli
investimenti degli anni precedenti, sia in attività di ricerca e sviluppo mirata allo studio di nuovi scambiatori per l’utilizzo dei fluidi naturali “green” a basso impatto ambientale, sia in nuove linee di produzione dedicate a questi innovativi scambiatori di calore che hanno permesso di intercettare una domanda in forte crescita.

L’Unione Europea, con 373,8 milioni di fatturato e un’incidenza del 77,4% sul totale delle vendite, si conferma l’area geografica più importante per il Gruppo.

In virtù della fortissima crescita delle vendite realizzate in Italia nel 2021 (+39% pari a 90,8 milioni), la percentuale di export scende leggermente attestandosi poco sopra l’81%. Tra i paesi che hanno fatto registrare i maggiori incrementi si segnalano Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Germania, Cina e USA. Molto negativa la performance in Danimarca, dopo l’exploit degli anni precedenti; in calo significativo anche Finlandia e in Turchia, a causa di alcuni specifici progetti.

Il portafoglio ordini a fine anno 2021 ha superato i 180 milioni (+134,0% sul 2020).

L’Ebitda si è fissato a 60,8 milioni (+34,6%), con il relativo margine al 12,4%; la variazione rispetto all’Ebitda adjusted del precedente esercizio (45,5 milioni, +15,3 milioni; +34%) è stata generata per 16,4 milioni dalla contribuzione sui volumi aggiuntivi e per 35,3 milioni dall’aumento dei prezzi di vendita, al netto di 36,4 milioni derivanti dall’incremento dei costi delle principali materie prime.

L’Ebit è stato pari a 32,7 milioni (6,7% dei ricavi), in aumento del 111,7% rispetto al 2020. Al netto degli ammortamenti del “goodwill” derivante dalle acquisizioni sarebbe stato pari a 37,1 milioni (7,5% dei ricavi).

L’utile netto di competenza del gruppo balza a 23,7 milioni (+140,3%), dopo aver spesato imposte per 5,3 milioni (Tax rate al 19%). L’incremento del risultato netto ha beneficiato anche della riduzione degli oneri finanziari, al netto della variazione del “fair value” dei derivati (che ha generato un impatto positivo di circa 4,9 milioni), inclusivo delle differenze cambio positive per 0,5 milioni (erano negative per 2,4 milioni nel 2020).

Al 31 dicembre 2021 l’indebitamento finanziario netto sale a 121,9 milioni da 106,8 milioni a fine anno 2020, un andamento che sconta principalmente investimenti per 33,5 milioni e la distribuzione di dividendi per 6,5 milioni, solo in parte fronteggiati dal flusso di cassa positivo generato dalla gestione operativa (circa 20 milioni).

Normalizzando la posizione finanziaria netta in considerazione dell’effetto straordinario sul valore delle giacenze, il dato al 31 dicembre 2021 sarebbe stato negativo per 107,7 milioni (con un peggioramento di 0,9 milioni, rispetto al 31 dicembre 2020).

Il Cda proporrà agli azionisti un dividendo lordo di 0,35 per azione, in pagamento dall’11 maggio 2022, con stacco della cedola il 9 maggio e record date il 10 maggio.

Il Gruppo segue con grande attenzione l’evoluzione della crisi tra Russia e Ucraina, che rischia di avere pesanti ripercussioni sull’economia mondiale, anche a seguito delle sanzioni già entrate in vigore o ancora in via di definizione.

La diversificazione geografica delle vendite evidenzia che al 31 dicembre 2021 l’esposizione del Gruppo in quest’area era pari solo all’8% circa in termini di fatturato e al 3% del
capitale investito netto. Al 28 febbraio 2022 l’esposizione in termini di portafoglio ordini è pari al 5%.

In virtù di quanto appena descritto, lo scenario macroeconomico rimane caratterizzato da forte incertezza e quindi è estremamente difficile effettuare accurate previsioni sull’andamento degli ordini e dei risultati commerciali, economici e finanziari.