“In questo momento questa resta l’ultima cifra, vedremo in base al nuovo piano industriale quale potrà essere la cifra, al momento credo che 2,5 miliardi possa essere la cifra ancora adeguata”.
Lo ha affermato nel corso di un’audizione presso le commissioni Finanze di Camera e Senato Daniele Franco il Ministro dell’Economia, Daniele Franco, parlando a proposito dell’aumento di capitale di Mps, di cui il Tesoro è il primo azionista con il 64,2% del capitale. Lo riferisce Radiocor.
“Eventuali favorevoli opportunità di dismissione qualora si profilassero” sarebbero colti per la cessione della quota di controllo della banca “anche subito ma e’ ragionevole che solo dopo l’aumento di capitale e delle iniziative di ristrutturazione ci saranno le condizioni per favorire la privatizzazione. Il mantenimento del controllo senza limiti di tempo non è ipotizzabile: sono molto chiari gli obblighi giuridici della normativa europea”, ha aggiunto il Ministro.
“Sono in corso le interlocuzioni con la DgComp per negoziare un nuovo termine per la dismissione e per rimodulare gli impegni assunti nel 2017. La Commissione Europea ha preannunciato misure compensative, sia per la proroga sia per gli impegni: l’obiettivo del MEF è conseguire una congrua proroga funzionale a consentire la realizzazione dell’aumento di capitale e, nel medio periodo, la piena realizzazione delle ulteriori iniziative di ristrutturazione e implemento dell’efficienza necessaria”, ha riportato ancora Franco.
Franco ha ribadito che se “Mps sarà più solida e redditizia si agevolerà la successiva dismissione della partecipazione”.
Il titolare del Tesoro ha precisato che “per le misure compensative si lavora per negoziare obiettivi sufficientemente ambiziosi ma nel contempo realistici e sostenibili, in particolare per la riconduzione del rapporto costi ricavi a livelli competitivi”, aggiunendo che “siano funzionali al necessario aumento dell’efficienza della banca”.
“Ci attendiamo che il piano industriale rivisto fornisca rassicurazioni ai mercati circa l’adeguatezza degli obiettivi prefissati nonché la credibilità e la tempestività della sua corretta esecuzione. La prima sfida sarà la realizzazione dell’aumento di capitale che richiederà un piano credibile ed elevata capacità di realizzazione in modo da attrarre le risorse e capitali privati necessaria per qualificarla a condizioni di mercato, conformente alla disciplina sugli aiuti di Stato”, ha sottolineato ancora il Ministro.
Il tutto sarà gestito da Luigi Lovaglio, nominato Ceo nel giudizio di Franco per “imprimere alle gestione un cambio di passo e accelerare il processo di ristrutturazione necessario a dare maggiore liquidità per le prospettive di risanamento e sviluppo”, per portare la banca su “livelli di redditività stabilmente più elevati” con le “ulteriori iniziative di ristrutturazione” e “un incremento di efficienza”.
“Queste sono le condizioni che consentiranno allo Stato di partecipare all’operazione per la parte di propria competenza. Il rafforzamento della patrimonializzazione risulta fondamentale per il rispetto prospettico dei requisiti di vigilanza e condizione imprescindibile per completare ulteriori azioni di ristrutturazione previste dal piano. Una migliore patrimonializzazione e maggiore solidità contribuiranno a consolidare la fiducia dei mercati e a rendere più contenuto il costo della raccolta, facilitando il reperimento di risorse da investitori istituzionali anche al fine del rispetto del requisito Mrel”, ha proseguito Franco.
“Credo che sia opportuno valutare se Mps debba restare tutta quanta assieme o vi siano delle componenti che possano essere cedute ma deve essere valutato dalla banca stessa secondo una logica aziendale. L’importante ovviamente è che la banca non venga spezzettata e resti nel suo complesso solida”, ha specificato il titolare del Tesoro.
Per Mps, sulla base del piano industriale approvato a dicembre scorso, si profilerebbe “una consistente perdita di esercizio quest’anno con un ritorno all’utile nel 2023. Per il piano approvato nel dicembre scorso “e’ in corso un’ulteriore revisione” dopo il cambio del top manager, aggiunge il ministro. Il piano 2022-2026 ricorda il ministro “prevedeva un aumento di capitale da 2,5 miliardi da realizzare a condizioni di mercato e rimodulava obiettivi già contenuti” nel piano precedente tra i quali “semplificazione della struttura, consolidamento del processo di de-risking, investimenti per digitalizzazione e un processo di razionalizzazione per incidere sui ricavi e sui costi”, ha ricordato il Ministro.
“Ricordo una campagna di esodi del personale che avrebbe dovuto consentire 275 milioni annui di riduzione dei costi. Il piano prevedeva che gli oneri straordinari di ristrutturazione fossero prevalentemente sostenuti nel 2022 pertanto, sulla base del piano, la banca registrerebbe una consistente perdita di esercizio con ritorno all’utile nel 2023 e un riallineamento della redditività a quelli dei principali gruppi domestici a partire dal 2024”, ha ricordato ancora Franco.