Carige – Dal cda via libera su de-risking, subordinato e studio aggregazione

Il nuovo board di Carige ha dato mandato all’Ad di completare il piano di de-risking. Realizzando, in particolare, la conclusione della cessione di 400 milioni di Utp e completando l’attività propedeutica all’operazione di cartolarizzazione con Gacs su un pacchetto da 900 milioni di Npl. Quanto al piano di conservazione del capitale, verrà presentato alla Bce entro il 30 novembre, senza proroghe, ed è stato conferito il mandato per realizzare la necessaria emissione di titoli subordinati entro fine anno, nonostante l’andamento dei mercati. Infine, il cda affiderà ad un advisor l’incarico per la ricerca di un partner.

Il cda di Carige riprende le fila della gestione della banca, dopo l’avvicendamento al vertice, proseguendo sulla strada del de-risking e del rafforzamento del capitale di secondo livello secondo quanto richiesto dalla Bce. Non solo, dopo l’incontro di mercoledì scorso a Francoforte, il consiglio di amministrazione ha mostrato un’apertura anche a sondare il terreno per una possibile aggregazione per la banca.

L’istituto, in un comunicato, ha reso noto che il cda “riunitosi sotto la presidenza di Pietro Modiano, ha assunto deliberazioni e riaffermato il processo di esecuzione delle iniziative dirette al derisking e al rafforzamento patrimoniale della banca, in linea con l’interlocuzione avviata costruttivamente con i regulators e nell’interesse di tutti i propri stakeholders”.

Nel dettaglio, il board ha dato mandato all’amministratore delegato, Fabio Innocenzi, di finalizzare l’accordo di cessione a Bain Capital di un portafoglio di posizioni Unlikely to pay (Utp) fino a 400 milioni di valore lordo. L’operazione consentirà di portare l’ammontare di Npe sotto il limite massimo 4,6 miliardi stabilito dalla Bce per fine 2018.

Quanto al piano di conservazione del capitale che era stato bocciato dalla Bce, la quale ha chiesto di presentarne uno nuovo entro il 30 novembre, la banca ha precisato di non avere chiesto alcuna proroga e che intende rispettare la tempistica imposta dalla Vigilanza.

In particolare, Innocenzi ha ricevuto mandato dal board di predisporre un piano di azione che garantisca, indipendentemente dalle presenti condizioni di mercato, il rispetto entro fine anno anche dei parametri di Overall Capital Requirement. “Sono allo studio gli termini e modalità idonee a chiudere tale gap e la definizione delle garanzie per assicurarne comunque l’esecuzione entro il 31 dicembre 2018. “Il consiglio – si legge nella nota – “si riunirà entro fine mese per deliberare in proposito”.

Ma la vera novità è l’apertura a una possibile aggregazione, dopo che tale ipotesi era stata giudicata non percorribile nel breve periodo, in quanto l’istituto avrebbe dovuto completare la ristrutturazione e il risanamento prima di cercare un partner, secondo l’opinione sia dei membri della famiglia Malacalza, azionista di maggioranza dell’istituto, sia dei rappresentanti del nuovo board. Invece, nel comunicato Carige afferma che “la banca intende verificare tutte le modalità di turnaround operativo, valutando in una prossima riunione consiliare l’individuazione di una banca di investimento per esplorare possibili aggregazioni”.

Il board, che a pochi giorni dal proprio insediamento ha effettuato il closing della cessione del business del merchant acquiring a Nexi, ha deciso di proseguire l’attività propedeutica all’operazione di cartolarizzazione assistita da garanzia statale (Gacs) su un pacchetto da 900 milioni di Npl, la cui finalizzazione è prevista entro fine anno.

La nota torna anche sul declassamento di Fitch avvenuto ieri e che l’agenzia motivava sostenendo che il fallimento della banca era diventato una possibilità. Carige nella nota “ribadisce che l’analisi si riferisce a valutazioni antecedenti agli sviluppi in tema di governance e di sostegno finanziario da parte del principale azionista successivi all’assemblea degli azionisti. A tale riguardo si ribadisce che, secondo quanto comunicato dalla banca in sede di relazione semestrale, il Cet1 ratio phased in al 30 giugno 2018 era pari all’11,9%, superiore quindi sia al limite regolamentare del 9,625%, sia alla soglia suggerita, inclusiva della guidance, dell’11,175% e il Tcr phased in, sempre al 30 giugno 2018, si attestava al 12%”. E proprio quest’ultimo valore è quello che ha suscitato il richiamo della Bce, poiché è di circa 120 pb al di sotto della soglia Srep 2018 (13,125%).