doValue – Gli elementi non ricorrenti impattano sul 1H 2019

doValue ha chiuso il primo semestre 2019 con un giro d’affari salito a 112,2 milioni in termini lordi (+7% a/a), mentre l’Ebitda e utile netto reported risultano in calo rispettivamente a 28,9 milioni (-18% su base annua) e a 4 milioni (-81% rispetto al semestre 2018), per via di oneri non ricorrenti relativi all’avvio dei nuovi business (le attività in Grecia e nel segmento Utp), alla riorganizzazione societaria e all’acquisizione di Altamira Asset Management.

Il primo semestre 2019 di doValue è stato caratterizzato da ricavi e margini adjusted in crescita.

I ricavi consolidati lordi sono saliti 112,2 milioni (+7% rispetto al periodo di confronto). Al netto di commissioni passive per 9,6 milioni (-12% a/a), il giro d’affari ha toccato 102,6 milioni (+9% rispetto al primo semestre 2018).

I ricavi da servicing sono cresciuti a 98,1 milioni (+4% su base annua), principalmente per le maggiori performance fee, dai maggiori indennizzi da cessione di portafogli da parte dei clienti e dalla stabilità delle fee medie.

Il giro d’affari generato da co-investimento, da prodotti ancillari e attività minori ha raggiunto 14 milioni (+31% rispetto ai primi sei mesi del 2018), per effetto di maggiori ricavi da judicial management, data remediation, business information e master servicing, nonché il rimborso dei costi legati alla gestione del contratto con le quattro banche sistemiche greche, pari a circa 2,8 milioni.

I costi operativi sono aumentati a 35 milioni (+17,1% a/a), al cui interno sono inclusi costi non ricorrenti per 0,9 milioni legati al progetto di riorganizzazione che prevede, tra l’altro, che la società prenda la forma di una società di servicing, oltre alla parte dei costi connessi all’acquisizione di Altamira.

Le spese del personale hanno raggiunto 48,7 milioni (+7,9% su base annua), a causa di un più alto numero di risorse, dedicate allo sviluppo delle attività in Grecia di quello del servicing di Utp in Italia.

Gli altri costi operativi sono saliti a 73,7 milioni (59,2 milioni nel primo semestre 2018), includendo costi non ricorrenti legati principalmente all’acquisizione di Altamira Asset Management e al processo di riorganizzazione aziendale che ha visto doValue prendere la forma di una società di servicing, cessando di essere un gruppo bancario.

Tali dinamiche hanno portato a un’Ebitda di 28,8 milioni (-18% rispetto al periodo di confronto). Escludendo dal computo gli oneri non ricorrenti, l’Ebitda adjusted si sarebbe attestato a 39,1 milioni (+11% su base annua).

Dopo avere contabilizzato rettifiche su crediti per 3,3 milioni, l’Ebit si è fissato a 22,9 milioni (-31% su base annua)

Il periodo si è chiuso con un utile netto di 4 milioni (-81% a/a), a causa di elementi non ricorrenti inclusi nelle imposte sul reddito rappresentati prevalentemente dalla cancellazione di DTA a seguito del cambio aliquota del “debanking”. Escludendo dal computo gli oneri non ricorrenti, l’utile netto sarebbe stato pari a 26,6 milioni (+27% a/a).

Gli asset under management, a fine giugno, ammontano a 82,1 miliardi (82,2 miliardi al 31 dicembre 2018).

La posizione finanziaria netta, al 30 giugno 2019, è negativa per 319,7 milioni (liquidità netta di 67,9 milioni a fine 2018).

Sul fronte della solidità patrimoniale, a fine marzo il Cet1 si attesta al 28,4% (26,1% al 31 dicembre 2018).