Ubi – Il punto di vista del Ceo Massiah

“Dopo un iter che è durato più di quattro mesi, siamo al momento della decisione. Intesa ha prodotto le sue informazioni, nel prospetto e nel documento di registrazione, il cda di Ubi ha prodotto la sua opinione, con una serie di dati a supporto. Tutto questo è a disposizione degli azionisti e, come è giusto, è arrivato il loro momento”.

Lo ha affermato in un’intervista Victor Massiah, Ceo di Ubi, spiegando che “è una decisione di mercato, da prendere con piena consapevolezza di tutte quelle che sono le conseguenze, sia finanziarie che non finanziarie. Noi abbiamo sempre creduto nel libero mercato e crediamo che anche questa volta il mercato, e quindi gli azionisti, sapranno fare la scelta migliore”.

Il manager ha poi spiegato che “negli scorsi anni abbiamo più volte avuto delle conversazioni con altre banche. L’ultima conversazione era in corso proprio con Bper, seppur a livello di verifica di fattibilità quindi non ancora a un livello ufficiale, ma era sostanzialmente abbastanza avanzata quando poi è arrivata l’offerta a cui la stessa Bper partecipa, capitanata da Intesa Sanpaolo.

Questa volontà rimane invariata; anzi, in qualche modo, la convinzione di dover fare un’operazione straordinaria si è maggiormente rafforzata sulla base dell’offerta in corso e, nell’ipotesi che la banca resterà indipendente alla fine dell’Ops, vi posso dire che c’è un’indicazione del board ad accelerare le verifiche di fattibilità per poter riuscire a realizzare un’operazione che modifichi la nostra dimensione e la nostra capacità di leadership nel mercato”.

In merito al recente aggiornamento del piano, Massiah ha riportato: “Sono diverse le componenti che ci hanno permesso di aumentare i dividendi, innanzitutto l’assorbimento delle conseguenze del Covid-19 impatta sicuramente la banca in termini di redditività ma non in maniera così significativa come ci si sarebbe potuti aspettare inizialmente.

Questo perché c’è un’importante tenuta della componente ricavi e c’è un’importante tenuta della componente costi. La componente costo del credito viene sicuramente ad appesantire il conto economico ma non in maniera tale da ridurre in maniera così significativa la redditività, tant’è che come conseguenza finale di quello che è l’impatto sul Return on Tangible Equity è di circa un punto in meno, dall’8 al 7 per cento”.

Il manager ha poi aggiunto: “Nel piano precedente avevamo sostanzialmente rappresentato che esistevano dei valori intrinsechi all’interno della componente della nostra banca che non erano valorizzati, erano dei nostri ‘tesori nascosti’. Questi ‘tesori nascosti’ vengono, in parte, valorizzati in questo piano; il loro contributo è evidentemente importante per diverse centinaia di milioni e permette di liberare evidentemente maggiore profittabilità.

“C’è” poi “una componente di liberazione di utilizzo del capitale. Percheé anche qui ci sono differenti componenti. C’è la componente relativa alle modifiche che la normativa ha attivato in questo periodo posponenedo di un anno alcuni impatti di Basilea 3 e allo stesso tempo alleggerendo in parte delle componenti di consumo di capitale su alcuni prodotti; c’è la componente relativa agli schemi di garanzia che vengono dallo Stato.

Tutto questo insieme permette di avere dei coefficienti patrimoniali durante tutto il periodo di piano più elevati di quelli attesi e pur mantenendo la politica di prudenza che prevediamo di avere, e quindi mai andando sotto un CET1 inferiore al 12,5%, liberiamo capitale in eccesso per un ammontare complessivo di monte dividendi disponibile fino a circa 840 milioni”.