Campari – Utile prima delle imposte rettificato a 147,3 mln (+5,8%) nel 1Q24

Le vendite del gruppo sono state pari a 663,5 milioni, in calo dello 0,7% a valore, con una variazione organica pari al +0,2%. L’effetto perimetro è stato positivo a +0,6% “guidato dai brand di terzi in distribuzione, mentre l’effetto cambio è stato negativo a -1,4% principalmente trainato dal deprezzamento del dollaro statunitense”, spiega la società.

L’EBIT-rettificato è stato pari a 151,5 milioni (22,8% delle vendite) in calo del 4,9% a valore. La variazione organica è stata del -2,3%, “generando una diluizione della profittabilità di -60 punti base. Escludendo l’effetto temporaneo positivo di phasing nel primo trimestre del 2023, la crescita organica sarebbe stata pari a +13% circa, con margine lordo stabile”.

L’effetto perimetro sull’EBIT-rettificato è stato pari a -0,2% (-0,3 milioni, diluitivo di -20 punti base) “dovuto all’effetto netto nei marchi di terzi in distribuzione”. L’effetto cambio sull’EBIT rettificato è stato negativo per -2,4% (-3,8 milioni, diluitivo di -20 punti base), “principalmente per l’effetto del Peso messicano”.

Le rettifiche di proventi (oneri) operativi sono state negative per -2,2 milioni, “principalmente attribuibili ad accantonamenti legati a iniziative di ristrutturazione”.

L’EBITDA-rettificato è stato pari a 181,1 milioni (27,3% delle vendite) in calo dell’1,7% a valore (+0,6% a livello organico).

L’EBIT (22,5% delle vendite nette) e l’EBITDA (27,0% delle vendite) si sono attestati rispettivamente a 149,2 milioni e 178,9 milioni.

Gli oneri finanziari netti sono stati pari a 11,9 milioni in calo di 4,3 milioni rispetto al primo trimestre 2023, “come risultato di oneri finanziari pari a 25,8 milioni (inclusi gli interessi incrementali sulle recenti obbligazioni convertibili per finanziare l’acquisizione di Courvoisier), in parte mitigati da interessi attivi di 13,8 milioni al netto di altri oneri. Il livello medio del costo
di debito è calato al 3,1% rispetto al 3,3% nel primo trimestre 2023. I proventi sui cambi sono stati pari a 0,2 milioni (rispetto a -3,3 milioni nel primo trimestre 2023)”.

L’utile di gruppo prima delle imposte-rettificato è stato di 147,3 milioni, in aumento del 5,8% rispetto al primo trimestre 2023. L’utile del gruppo prima delle imposte si è attestato a 145,0 milioni, in aumento dell’8,6%.

L’indebitamento finanziario netto al 31 marzo 2024 è stato pari a 1.315,3 milioni, in calo di 538,1 milioni rispetto al 31 dicembre 2023 (1.853,5 milioni), “principalmente dovuto all’aumento di liquidità dall’emissione di capitale e debito convertibile effettuato a gennaio 2024 per finanziare l’acquisizione di Courvoisier, in parte mitigato dall’aumento di indebitamento lordo dovuto alle obbligazioni convertibili (al netto della componente azionaria)”.

“L’outlook resta invariato. In termini organici, il gruppo”, spiega Campari, “si aspetta di continuare a registrare sovraperformance rispetto al settore sfruttando la forza dei marchi in categorie in crescita in un contesto di settore in via di normalizzazione mentre la situazione macroeconomica rimane volatile”.

“In termini di marginalità, ci aspettiamo che il moderarsi dell’inflazione e i trend dell’agave si riflettano gradualmente nel conto economico a partire dalla seconda metà dell’anno, mentre l’effetto prezzo sarà per lo più nella base nel resto dell’anno”.

“Il phasing del mix tra il secondo e terzo trimestre, a seconda dell’andamento dei mesi estivi, specialmente per gli aperitivi, avrà un impatto sul livello di investimenti nei brand. Il perimetro comincerà a riflettere il consolidamento di Couvoisier dal perfezionamento, con un contributo atteso limitato nel primo anno di transizione”.

“Nel medio periodo rimaniamo fiduciosi nel continuo slancio sostenuto dei brand nelle combinazioni brandmercato chiave, nonché nella sovraperformance del settore facendo leva su portafoglio ed esposizione geografica rafforzati, nonché focalizzandosi su revenue growth management. Il Gruppo prevede costante espansione del margine operativo guidata dal mix delle vendite, dagli aumenti di prezzo, dall’attenuarsi dell’inflazione sul costo dei materiali e da efficienze operative, con continuo rinvestimento nei brand e nelle strutture commerciali per alimentare la crescita organica”.