Moda – Nel 2017 fatturato del settore stabile e risultato netto in recupero

Il fatturato aggregato del settore ha mostrato nello scorso esercizio un andamento sostanzialmente in linea con il 2016, a cui è seguita però una contrazione del risultato netto della gestione operativa. L’esercizio si è chiuso con un utile netto complessivo di 1,3 miliardi, salito del 9,1% rispetto agli 1,2 miliardi del periodo di confronto. Riduzione di oltre 800 milioni dell’indebitamento finanziario netto.

Nel 2017 il fatturato del settore della moda e del lusso è rimasto sostanzialmente stabile  rispetto al 2016 e pari a 15,9 milionardi (-0,1%). A sostenere il comparto, le vendite realizzate da Moncler (+4,7%), Brunello Cucinelli (+10,4%) e Aeffe (+11,4%), mentre  le contrazioni più consistenti hanno riguardato Safilo Group, con ricavi in calo del 16,3% e Salvatore Ferragamo (-3,1%).

Nel dettaglio, dell’analisi del fatturato della maison del piumino, il positivo andamento delle vendite registrate nel corso dell’anno sono da attribuire essenzialmente allo sviluppo del business nelle regioni asiatiche, aumentate del 20% nel confronto a cambi costanti (+18,4% a cambi correnti) che pesano per circa il 42% sul fatturato totale del gruppo. In particolare, è stata rafforzata la presenza del marchio in alcune località asiatiche ad elevato flusso turistico in Cina e Giappone, con l’apertura di punti vendita monomarca wholesale.

L’incremento del giro d’affari segnato da Brunello Cucinelli riflette gli sviluppi significativi riportati in tutte le aree geografiche e in tutti i canali di distribuzione, in particolar modo in Nord America (+6,5%) ed Europa (+10,6%), aree che rappresentano oltre il 65% del giro d’affari del gruppo. Di rilievo anche l’andamento delle vendite in Italia, salito a 84,7 milioni dai precedenti 76,2, mercato ritenuto di alto valore strategico.

La riduzione maggiore in termini di ricavi è stata registrata dall’azienda veneta dell’occhialeria, Safilo Group. La contrazione di oltre il 16% sconta sia la transizione del marchio Gucci da licenza a contratto di fornitura, che ha comportato un calo delle vendite di 155 milioni (-12%), sia l’implementazione ad inizio anno del nuovo sistema informativo per la gestione globale degli ordini e del magazzino, che ha influenzato negativamente le consegne.

Dall’analisi dei ricavi registrati da Salvatore Ferragamo, emerge una contrazione del 3%, che sconta la riduzione delle vendite del canale wholesale, scese del 7,4% (-6,2% a cambi costanti), attribuibile sia al destocking sia alla razionalizzazione strategica in Giappone.

A fronte di andamento stabile delle vendite, l’Ebitda ha segnato una modesta diminuzione del 2,2%), nonostante i balzi segnati da Geox (+40,2%) e Aeffe (+45,2%), mentre si riflettono negativamente su tale indicatore l’andamento del business delle sopracitate Safilo (-68%) e Salvatore Ferragamo (-23,1%).

Il risultato netto della gestione operativa scende complessivamente sotto i 2 miliardi del 2016, fissandosi a 1,9 miliardi (-6,8%). Dato appesantito dall’anno complesso di Safilo (-79%) e dalle riduzioni in termini di Ebit di Luxottica e Tod’s.

Il settore ha poi chiuso il 2017 con utile netto aggregato di 1.340 milioni, rispetto agli 1.230 milioni del 2016. Un risultato che beneficia in particolar modo delle agevolazioni del Patent Box italiano, che hanno ridotto in modo consistente il carico fiscale per le due big Luxottica e Moncler e per Cucinelli e Aeffe. In evidenza il balzo dell’utile netto di Geox, passato da 2 a 15 milioni, grazie alla dinamica positiva della gestione operativa.

La riduzione del risultato finale di gestione della maison Ferragamo, sceso da 202 a 119 milioni (-41,3%), ha sofferto, a differenza delle altre due big del settore, del maggior carico fiscale salito del 34%, che include circa 13 milioni derivanti dall’impatto negativo della riforma fiscale negli Stati Uniti.

Inversione di segno per Stefanel, che ha chiuso il 2017 con un utile di 13,6 milioni (contro una perdita netta di 25,3 milioni registrata nel 2016), grazie ai proventi finanziari netti non ricorrenti derivanti dall’accordo di ristrutturazione per 52,7 milioni.

A livello patrimoniale, infine, il debito finanziario netto del comparto si è ridotto di oltre 800 milioni rispetto all’ammontare al 31 dicembre 2016, passando da 1,5 miliardi a circa 700 milioni. Una dinamica influenzata principalmente dalla diminuzione di circa 440 milioni del debito di Luxottica, che ha beneficiato del flusso di cassa positivo generato dalla gestione operativa e dall’assenza di investimenti di rilievo.

Disponibilità finanziarie nette che assommano a 305 milioni per Moncler, aumentate rispetto ai 105,8 milioni di fine anno 2016. Un andamento che è stato possibile grazie ad un miglior controllo del magazzino, dei crediti e dei debiti commerciali.

Cambio di segno della posizione finanziaria netta per Ferragamo, con un miglioramento di 135 milioni dovuto soprattutto alla riduzione del capitale circolante netto pari a 104 milioni, e per Tod’s per circa 45 milioni, che nel 2016 aveva contabilizzato l’acquisizione del marchio Roger Vivier.