Domenica 11 dicembre la Popolare di Bari, il sabato 17 successivo la Popolare di Sondrio. I primi test per lo stop parziale decretato dal Consiglio di Stato alla riforma delle Popolari sono dietro l’angolo: e cresce la probabilità che entrambe le assemblee – convocate quasi alle ultime date disponibili per la trasformazione in spa dei due istituti – si concludano con un nulla di fatto. Il presidente dell’Assopopolari, Corrado Sforza Fogliani, si è spinto a suggerire ai consigli della Bari (non quotata) e della Sondrio di sospendere le convocazioni. Più probabile che la suasion venga diretta ai soci, magari con l’ausilio di pareri legali. Amministratori e soci avrebbero comunque diverse vie societarie per soprassedere alla scelta già effettuata dalle Popolari maggiori. Per le quali, sulla carta, difficilmente il passaggio alla spa sarà reversibile, mentre si pone la questione del recesso: sollevata dal Consiglio di Stato, con motivazioni non ancora pubblicate, ma già ritenute costituzionalmente fondate da numerosi esperti.
Esemplare il caso di Ubi, la maggiore popolare italiana, trasformatasi in spa per prima. Le richieste di recesso giunte sono ammontate a un controvalore pari a 258 milioni ma la banca ha erogato soltanto 13 milioni. Ha utilizzato la previsione della circolare della Vigilanza Bankitalia presa di mira dal Consiglio di Stato: quella che consentiva il rinvio o la sospensione del recesso in relazione a valutazioni sulla stabilità patrimoniale della banca. È stata la stessa regola a cancellare completamente il recesso per i pochissimi soci della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca che ne avevano fatto richiesta.
Nel mezzo del guado-recesso sono Banco Popolare e Bpm, che hanno deliberato la fusione in una nuova spa, operativa dall’1 gennaio. Le due banche hanno fissato i rispettivi prezzi di recesso, entrambi superiori al corso di Borsa: 0,49 euro per Bpm, 3,15 per Banco Popolare. Sono pervenute richieste per 207 milioni in totale, ma nessuna decisione su una possibile limitazione è finora stata assunta.
La Bper ha deliberato la trasformazione in SPA sabato 26 novembre: il recesso potrà essere chiesto fino al 13 dicembre (non solo da chi ha votato contro la spa in assemblea, ma anche dai soci che non hanno partecipato). Il valore di recesso (3,8 euro) è comunque al di sotto del prezzo al listino. Recesso a valore superiore al corso per il Creval: qui le richieste sono risultate limitate a 8,5 milioni.
Rischio limitato avrebbe sulla carta la Sondrio: la cui soglia-recesso è stata già fissata a 2,57 euro, al di sotto dei livelli correnti in Borsa. Meno leggibili le prospettive a Bari: dove il recesso è stato nominalmente fissato a 7,50 euro, ma il bilancio della Popolare è sorvegliato speciale. Sia a Sondrio che a Bari, comunque, gli occhi di Piazza Affari sono puntati sulla delibera principale. Come minimo perché il probabile slittamento della trasformazione in spa rischia di congelare la partecipazione della Sondrio a un risiko domestico che si annuncia molto serrato.