Azimut – I conti influenzati dalle performance fee nel 2018

Azimut ha registrato nel 2018 ricavi per 748,5 milioni e un utile netto di 122,1 milioni, mentre l’utile netto rettificato è staro pari a 144,5 milioni. Nel 2019 è stata varata una revisione delle commissioni che diminuirà la dipendenza da quelle di performance, rendendo più stabili i ricavi. Il cda ha proposto un dividendo di 1,50 euro per azione, che corrispondono a un dividend yeld del 12%.

Azimut ha archivia i conti del 2018 che hanno risentito dell’andamento non favorevole dei mercati finanziari, ma i segnali per il 2019 sono positivi.

Il totale dei ricavi del gruppo di asset management nel 2018 si è attestato a 748,5 milioni, in calo del 7,7% rispetto all’anno precedente, soprattutto per la forte riduzione delle performance fee, mentre l’utile netto si è fissato a 122,1 milioni, in flessione (-43,1% rispetto al 2017).

Nel 2018 il gruppo del risparmio gestito ha proseguito nelle tappe del proprio percorso di crescita sia organica, con il lancio di nuovi prodotti e l’ingresso nel segmento private, sia tramite acquisizioni, realizzando alcune operazioni in Italia, Sofia e P&G, azienda specializzata in strategie innovative e Abs, e anche all’estero, in Australia dove è stata rafforzata la presenza.

Tra le altre tappe importanti che hanno caratterizzato il 2018 si ricorda l’incremento nel capitale della quota di Timone Fiduciaria, che riunisce manager, consulenti finanziari, gestori e dipendenti azionisti del gruppo, salita al 24,2% di Azimut Holding, operazione alla quale ha partecipato Peninsula Capital come investitore finanziario.

Nel 2018 le masse gestite, nonostante la buona raccolta pari a 4,4 miliardi, sono rimaste in linea con quelle dell’anno precedente a 50,8 miliardi, a causa della contrazione dei mercati nell’ultimo trimestre. Un andamento che è stato invertito nei primi mesi del 2019 nei quali la società ha registrato una buona performance (+5%) e una raccolta positiva pari a 0,8 miliardi che hanno portato gli asset a 53,6 miliardi a fine febbraio.

Azimut ha inoltre annunciato, a inizio 2019, una revisione delle fee con un incremento di quelle di gestione di 50 basis point e una riduzione quelle di performance, che renderanno i conti della società meno dipendenti dall’andamento dei mercati.

Questi elementi hanno permesso alla società di confermare la previsione di utile a 300 milioni per il prossimo anno.

“Archiviamo il 2018 con risultati che riflettono l’andamento dei mercati finanziari globali, e iniziamo il 2019 in modo fortemente positivo, con una raccolta netta nei primi due mesi di oltre 800 milioni. Un risultato”, sottolinea Pietro Giuliani, presidente del gruppo, “che deriva dalla capacità di Azimut di offrire al cliente una performance media ponderata netta ben superiore a quella dell’industria italiana: i nostri clienti hanno ottenuto rendimenti medi vicini al +5%, quasi il 1,5% in più rispetto ai concorrenti”.

Nella tabella seguente riportiamo il conto economico del gruppo Azimut.


Il totale dei ricavi nel 2018 si è attestato a 748,5 milioni (-7,7% rispetto all’anno precedente).

Un andamento quasi totalmente legato alla drastica contrazione delle performance fee, più che dimezzate a 56,5 milioni dai 136,4 milioni del 2017. Hanno, invece, tenuto bene le commissioni di gestione, a 629,2 milioni (+3,7% a/a). Stabili i ricavi assicurativi a 48,8 milioni e in flessione gli altri ricavi a 13,9 milioni, per la riduzione delle commissioni di acquisizione.

I costi di acquisizione si sono mantenuti costanti a 336,2 milioni (-0,4% rispetto al periodo di confronto).

In aumento i costi operativi, saliti a 219,4 milioni (+12,5% su base annua), con quelli per il personale cresciuti a 97,6 milioni (+17,2% rispetto al 2017) e gli altri costi a 121,8 milioni (+9% a/a), anche per via della campagna di espansione.

In seguito a tali dinamiche il reddito operativo è risultato pari a 192,8 milioni (-30,7% rispetto all’anno precedente).

Dopo 30,7 milioni di saldo negativo della gestione finanziaria (+35,3% a/a) e oneri straordinari netti per 6,2 milioni (-23,1% su base annuia), l’utile ante imposte si è fissato a 155,9 milioni (-37% a/a).

L’utile netto è risultato pari a 122,1 milioni (-43,1% dai 214,8 milioni del 2017). La società sottolinea che l’utile netto rettificato per non tener conto degli impatti contabili della valutazione mark to market delle fluttuazioni di alcune opzioni put and call, il cui impatto a oggi sarebbe essenzialmente neutrale, sarebbe pari a 144,7 milioni.

Nella tabella seguente si riporta lo stato patrimoniale del gruppo Azimut.

La posizione finanziaria netta consolidata a fine dicembre risulta negativa per 31,1 milioni, in miglioramento rispetto ai -57 milioni del 30 giugno 2018 (era positiva per 134,9 milioni al 31 dicembre 2017).

Nel 2018 sono stati erogati dividendi ordinari per circa 262 milioni, di cui circa 131 milioni per cassa e circa 131 milioni mediante l’assegnazione di azioni proprie. Inoltre, sono state eseguite ulteriori tranche di buy-back per complessivi 40 milioni (110 milioni dall’inizio del 2017) e sono state fatte acquisizioni per circa 35 milioni. La posizioni finanziaria netta a fine dicembre include anche versamenti per 112 milioni per acconti d’imposta, bollo virtuale e riserve matematiche.

Il cda ha deliberato di proporre all’assemblea dei soci, la cui convocazione è prevista per il 24 aprile 2019, la distribuzione di un dividendo totale ordinario di 1,50 euro per azione (pari ad un pay-out del 141%) al lordo delle ritenute di legge (rispetto ai 2 euro per azione del 2017). Il dividendo di 1,50 sarà pagato per un minimo di 3⁄4 per cassa e per il rimanente in azioni proprie detenute in portafoglio dalla società.

“Il dividendo proposto di 1,50 euro per azione, che ci porta per il secondo anno consecutivo ad essere la società con lo yield più alto all’interno del Ftse MIB, è basato su un utile netto di 300 milioni nel 2019, anno nel quale si conclude il piano quinquennale presentato nel 2014. In questo lasso di tempo Azimut ha centrato tutti gli obiettivi fissati, tra cui i 50 miliardi di patrimonio complessivo, la raccolta netta di almeno 2,5 miliardi all’anno e un payout tra il 60 e il 75%, e con il 2019 siamo convinti di raggiungere anche il target sull’utile” osserva Giuliani.

Il presidente poi aggiunge: “Sulla Mifid 2 è già stato detto più del necessario; forti della nostra performance che rimane ben superiore alla concorrenza, siamo convinti che non ci saranno impatti significativi per il nostro gruppo. Il valore umano e professionale dei nostri consulenti finanziari è uno degli asset più importanti del gruppo e il nostro programma di fidelizzazione delle professionalità è sempre più efficace: alcuni mesi fa quasi 1.200 colleghi hanno investito 100 milioni nel titolo Azimut in una delle più grandi operazione di management buy-out mai fatte sul mercato italiano”.