L’Indice Ingegneria e Impiantistica Italia ha chiuso il 2019 con un +45%, rispetto al 30,6% del corrispondente indice europeo. Un anno particolarmente positivo per i mercati globali, in un contesto favorito dalle politiche monetarie espansive delle principali banche centrali mondiali
Negli ultimi mesi, inoltre, l’azionario ha beneficiato dell’allentamento delle tensioni commerciali Usa-Cina in scia al raggiungimento della fase uno dell’accordo, la cui formalizzazione è attesa per gennaio 2020, oltre all’affievolirsi dei timori di una recessione globale.
In tale contesto, Leonardo ha chiuso il 2019 registrando un progresso del 36,1 per cento. Un andamento favorito anche dal miglioramento dei risultati, sostenuti dall’ottima performance della divisione Elettronica per la Difesa e Servizi.
Rialzo a doppia cifra anche per Prysmian che nei dodici mesi ha messo a segno un +27,4%. A novembre, il gruppo ha completato con successo il collaudo del collegamento elettrico del parco eolico offshore DolWin3 nel Mare del Nord alla rete di trasmissione elettrica tedesca, nonché tre interconnessioni per un valore totale di oltre 1 miliardo (COBRA cable, DolWin3 e MON.ITA).
Inoltre, a fine novembre la società ha annunciato il taking over del progetto Western Link, un collegamento tra la Scozia, l’Inghilterra e il Galles, ad alta tensione in corrente continua in grado di raggiungere la tensione record di 600 kV, la classe più elevata mai messa in esercizio per un cavo isolato, permettendo uno scambio di energia fino a 2,250 MW.
Il gruppo è impegnato anche nello sviluppo della banda larga per le telecomunicazioni, attraverso l’innovativa fibra ottica BendBright-180µm, che consentirà un livello di miniaturizzazione dei cavi senza precedenti.
Tra le Mid Cap, anno positivo per Salini Impregilo (+13,3%) che lo scorso 2 agosto ha avviato il Progetto Italia, un’iniziativa volta a rafforzare il settore delle costruzioni e delle grandi opere nel bel paese. A servizio di tale progetto, è stato interamente sottoscritto e versato un aumento di capitale da 600 milioni, mediante due accordi di investimento (uno con Salini Costruttori e CDP Equity, uno con le banche finanziatrici), e ha varato il nuovo assetto di governance finalizzato al raggiungimento degli obiettivi del suddetto programma.
Denaro su Danieli (+7,3%), che recentemente ha annunciato le dimissioni di Alessandro Trivillin dalla carica di amministratore delegato.
Poco sotto la parità, invece, Fincantieri (-0,1%), i cui ricavi nei 9M 2019 sono stati sostenuti dai settori in crescita Shipbuilding e Sistemi, Componenti e Servizi. Ha pesato, invece, sulla marginalità la crisi di Vard per il quale il gruppo sta studiando un piano di rilancio.
Tra le società a minore capitalizzazione si segnala Trevi che chiude l’anno lasciando sul terreno un -47 per cento. Il titolo è crollato a Piazza Affari dal 15 novembre in scia al rigetto da parte del Tribunale di Forlì dell’omologazione dell’accordo di ristrutturazione raggiunto dalla società con i creditori, che ha comportato un rinvio dell’aumento di capitale da 130 milioni (deliberato lo scorso 17 luglio e previsto inizialmente entro la fine del 2019), necessario per sanare la situazione finanziaria del gruppo.
Le azioni hanno proseguito la discesa fino a toccare un nuovo minimo storico il 25 novembre, risalendo poi lievemente a seguito dell’adozione da parte della società di una serie di misure conservative della manovra di ristrutturazione in corso. Convinta dell’erroneità del provvedimento, Trevi ha presentato reclamo presso la Corte d’Appello di Bologna.