Utility (-1%) – In testa al settore Edison (+2,9%) con accordi con F2i e 2i Rete Gas

Ieri il Ftse Italia Servizi Pubblici ha riportato un -1%, al di sotto del corrispondente europeo (-0,2%) e del Ftse Mib (-0,5%).

Seduta incerta per gli eurolistini, con l’attesa per nuovi stimoli bilanciata dalla preoccupazione legata alla pandemia. Riflettori puntati sulle banche centrali, con l’intervento del presidente della Fed Jerome Powell, mentre in Italia il focus resta concentrato sulla crisi di governo aperta dalle dimissioni delle ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti annunciate dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi.

Sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund si amplia a 119 punti base con il rendimento del decennale italiano allo 0,64%. Il Tesoro ha collocato 9,25 miliardi di euro di Btp, con il rendimento a 3 anni sceso a meno 0,23% da meno 0,19%, mentre quello a 7 anni è salito a 0,30% da 0,19%.

Tornando al comparto utility, tra le big, contengono le vendite Snam (-0,6%) e Terna (-0,8%), che collabora con l’ENEA per attività di ricerca finalizzate ad accrescere la sicurezza e la resilienza della rete in alta tensione.

E’ entrata in funzione la nuova linea elettrica interrata a 150 kV che collega la Centrale di Castrocucco alla cabina primaria di Maratea, in provincia di Potenza.

Fa peggio Italgas (-1,4%). La società ha dato il via al “Progetto Assicurazioni per Appaltatori” una nuova polizza assicurativa dedicata ai fornitori del gruppo  per rendere la catena del valore ancora più inclusiva e digitale.

Tra le mid, fa meglio Ascopiave (+2,5%) il cui Cda è convocato oggi per l’approvazione del piano strategico 2020-2024.

Tra le small, in evidenza Edison (+2,9%) che ha siglato un accordo con F2i per l’acquisto del 70% di E2i Energie Speciali e con 2i Rete Gas per la cessione del 100% di Infrastrutture Distribuzione Gas. Le operazioni rientrano nella strategia orientata allo sviluppo di un’energia low carbon altamente sostenibile, con l’obiettivo di portare la generazione rinnovabile al 40% del mix produttivo entro il 2030, disinvestendo allo stesso tempo dalle attività non-core.

In coda Alerion Clean Power che lascia sul terreno il 4,8 per cento.