Eni – Perdita netta adj di 0,7 mld nel 2020, anno più difficile nella storia dell’industria energetica

“Nell’anno più difficile nella storia dell’industria energetica, Eni ha dato prova di grande forza e flessibilità, rispondendo con prontezza allo straordinario contesto di crisi e progredendo nel processo irreversibile di transizione energetica. In pochi mesi abbiamo rivisto il nostro programma di spesa e minimizzato l’impatto sulla cassa della caduta del prezzo del greggio, aumentato la nostra liquidità e difeso la nostra solidità patrimoniale”.

Così l’Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi ha commentato i risultati 2020, aggiungendo che “mentre il settore upstream consolida fortemente la tendenza alla ripresa, nell’anno i business destinati alla generazione e vendita di prodotti decarbonizzati hanno conseguito risultati eccellenti, con l’Ebit di Eni gas e luce in aumento del 17% e le lavorazioni delle bio raffinerie del 130%, oltre a 1GW di capacità di generazione da solare ed eolico già installata o in fase di sviluppo.

“Abbiamo posto le basi per una forte accelerazione delle rinnovabili, con l’ingresso in due mercati strategici quali gli USA e l’eolico offshore del Mare del Nord, con la partecipazione al progetto Dogger Bank in UK che sarà il più grande al mondo nel suo genere”.

Nel 2020 si è verificata la massima contrazione mai registrata della domanda petrolifera globale (-9% circa vs. 2019) a causa delle misure di lockdown adottate a livello mondiale per contenere la diffusione della pandemia di COVID-19.

Una dinamica che ha portato a un crollo dei prezzi e dei margini delle commodity (Brent -35%, prezzo del gas Italia -35%, margine di raffinazione SERM -60%), con rilevanti impatti sui risultati e i cash flow di Eni.

Nel 2020, la produzione di idrocarburi si è attestata a 1,73 milioni di boe/giorno, in linea con la guidance ridefinita a seguito dello scoppio della pandemia, in calo del 7% rispetto all’anno precedente.

L’Ebit adjusted ha registrato una contrazione di circa 6,7 miliardi a 1,9 miliardi, dovuta per 6,8 miliardi alla flessione dei prezzi/margini degli idrocarburi e per -1 miliardo agli effetti del COVID-19, attenuati da una migliore performance per 1,1 miliardi. L’esercizio si è chiuso con una perdita netta adjusted di 0,74 miliardi, rispetto all’utile di 2,876 miliardi di un anno prima.

Nel 2020 i capex organici sono stati ridotti a 5 miliardi (-2,6 miliardi vs. budget originario a cambi costanti, pari a -35%) per effetto delle ottimizzazioni implementate. Riduzione degli opex di 1,9 miliardi rispetto al livello pre-COVID di cui circa il 30% strutturali.

Durante il picco pandemico, il management ha attuato misure decisive per salvaguardare la liquidità e la solidità patrimoniale dell’azienda, difenderne la redditività e aumentarne la resilienza allo scenario, senza pregiudicarne la capacità di tornare a crescere non appena le condizioni macro lo consentiranno.

Rispetto alla stima iniziale di 11,5 miliardi di cash flow adjusted allo scenario di 60 $/barile, la flessione dei prezzi degli idrocarburi ha inciso per circa -4,5 miliardi e gli impatti del COVID-19 per circa -1,7 miliardi, in parte compensati dai cost saving e dalla performance.

“Grazie alle azioni che abbiamo messo in campo, la generazione di cassa adjusted 2020 di 6,7 miliardi è stata in grado di autofinanziare i capex con un avanzo di 1,7 miliardi. L’indebitamento netto (ante IFRS 16) rimane al livello di fine 2019 a 11,57 miliardi ed il leverage si attesta intorno al 30%”.