Seduta perlopiù positiva per i principali listini asiatici dopo la chiusura incerta di ieri a Wall Street.
Shanghai e Shenzhen segnano rispettivamente -0,1 e +0,5%, meglio Hong Kong (+0,8%) e il Giappone che guida con Nikkei a +2% e Topix a +1,9%.
Oltreoceano, il Dow Jones ha chiuso a -0,2%, lo S&P500 a -0,1% e il Nasdaq a +0,3%.
Il vicegovernatore della Banca del Giappone, Ryozo Himino, ha segnalato che l’istituto nipponico si sta avvicinando sempre più alla fine della politica di tassi di interesse negativi, l’ultima esistente al mondo.
Si rafforza intanto l’aspettativa che la Federal Reserve taglierà il costo del denaro il prossimo anno per evitare una recessione in scia a un ulteriore rallentamento del mercato del lavoro americano.
In attesa del Job Report di venerdì, oggi dovrebbero arrivare maggiori indicazioni con la rilevazione di novembre sulla variazione dell’occupazione ADP, mentre domani sarà la volta del dato settimanale sulle richieste di sussidi di disoccupazione.
Ad alimentare ulteriormente l’aspettativa di un allentamento della politica monetaria da parte delle banche centrali sono state le parole di Isabel Schnabel, uno dei funzionari più “hawkish” della Bce, la quale ha affermato che l’inflazione sta mostrando un “notevole” rallentamento, un’inversione di rotta che spinge i mercati a incrementare le scommesse su un taglio dei tassi di interesse già a marzo.
Resta monitorata anche la situazione economica cinese dopo che ieri Moody’s ha tagliato l’outlook sui titoli sovrani del Paese asiatico a “negative”, sottolineando le crescenti preoccupazioni globali sul livello del debito della seconda maggior economia del mondo.
Sul forex, l’euro/dollaro ridiscende a 1,078 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen oscilla a 147,1. Tra le materie prime, petrolio in leggero rialzo con il Brent (+0,2%) a 77,4 dollari e il Wti (+0,1%) a 72,4 dollari. Il tutto mentre l’ondata di esportazioni statunitensi e i dubbi sulla capacità dell’OPEC+ di mantenere i tagli alla produzione pianificati hanno sollevato preoccupazioni per un eccesso di offerta.