Inizio di ottava molto complicato per i listini americani i quali proseguono la fase di correzione della scorsa settimana, ma accentuandola.
Pur evitando un pesante crollo, non seguendo l’andamento mattutino del Nikkei (-13%), lo S&P500 cede il tre per cento il peggior calo dal settembre 2022 lasciando sul terreno ben 1,4 trilioni di dollari di capitalizzazione. Nelle ultime tre settimane, il valore dell’indice dei 500 titoli principali è diminuito di $5 trilioni.
Sulla stessa linea anche Nasdaq (-3,4%), Russell 2000 (-3,7%) e poco meglio il Dow Jones (-2,6%).
Titoli tecnologici allineati con forte segno rosso: Nvidia (-6,3%), Apple (-4,85%), Tesla (-4,3%), Alphabet (-4,5%), Amazon (-4,1%) e Microsoft (-3,2%) la quale scivola sotto i tre trilioni di capitalizzazione traguardo mantenuto solo da Apple.
Continua l’esplosione della volatilità con il VIX in forte rialzo (+64%) a quota 38,6 punti.
Mercato obbligazionario con rendimenti ancora in calo sulla parte lunga della curva dei tassi ma che recuperano nel finale. Dopo un minimo fino al 3,66%, il Tbond chiude con un ribasso di tre punti basi al 3,76%.
Materie prime anch’esse trascinate al ribasso dalla debolezza del mercato azionario, in alcuni casi in misura sensibile. Unica eccezione per il petrolio che nel finale riesce a guadagnare mezzo punto percentuale terminando al di sopra dei 74 dollari al barile. Rame in calo del quattro per cento.
Giornata invece molto complicata per i due principali metalli preziosi – oro ed argento – i quali scivolano rispetto all’inizio della seduta. Il metallo più pregiato riesce a difendersi cedendo poco meno dell’uno per cento riuscendo a risalire nel finale a quota 2.450 dollari l’oncia. Male invece l’argento che perde oltre il quattro per cento dopo un minimo fino al sei per cento al di sotto anche dei $27.
Sul mercato valutario il biglietto verde si indebolisce ancora nei confronti della moneta unica scivolando fino a 1,095 mentre rispetto allo yen perde altre due figure fino a 144,5.