Nessuna sorpresa sulla politica monetaria di Francoforte, ma non vi era dubbio a riguardo, mentre grande attenzione da parte del presidente Draghi nel fare grande chiarezza sulle parole per evitare e fugare da subito qualsiasi tentativo di lettura differente da quello che la Bce vuole dire.
“Decisione unanime” e rimozione di una frase sul Quantitive easing introdotta nel 2016 e, oggi, non anacronistica ma pleonastica.
La politica monetaria continuerà quindi ad essere una politica attiva, attenta e coerente con gli sviluppi dell’economia e con un andamento dell’inflazione ancora “subdued” (debole).
L’ipotesi dell’introduzione di dazi e tariffe da parte dell’amministrazione Usa non preoccupa oltremodo in termini economici il governatore quanto piuttosto per l’impatto che questa potrebbe avere sulla fiducia, difficile da valutare, e quello sul mercato valutario, auspicando sempre e comunque la ricerca di una soluzione su tavoli allargati e non individuali.
Il dollaro dopo una reazione emotiva fino a 1,2450 contro euro è rientrato nel territorio di conforto.
Il T-bond lo ritroviamo dove lo avevamo lasciato in mattinata, mentre sui titoli europei vediamo ridursi sensibilmente lo spread Italia-Germania lungo l’intera curva, grazie al “combinato disposto” di un rialzo dei rendimenti tedeschi e al calo di quelli nostrani e grazie sempre alle parole del presidente Draghi che non ammette sconti per gli Stati con squilibri eccessivi.